E’ riconoscibile quel tratto di insano alleantismo che è puro tatticismo politico. Non che non sia anche accreditabile come vuoto riempibile con una sorta di contenuto programmatico, ma tant’è rimane ciò per cui è nato: arrivare in Parlamento al seguito di un più o meno grosso carrozzone e mostrarsi come fedele e critico al tempo stesso.
Sembra quasi una moda novella di creare una sorta di modernità della politica sganciandosi da vecchie solitarie passeggiate che, ormai un tempo per l’appunto, si facevano con la dignità di chi sa che non arriverà magari nella stanza dei bottoni, in quel Palazzo Chigi tanto agognato da (quasi) tutti, ma prova a portare avanti lotte e battaglie che altrimenti sarebbero derubricate a mera utopia, a dolce chimera.
Pensavo che con la restaurazione di una specie di sistema elettorale proporzionale (molto poco egualitario per dirlo e dichiararlo come tale) avrebbe favorito qualche corsa coraggiosamente solitaria oltre i confini della sinistra comunista di Potere al Popolo! e di altre liste che conservano un certo orgoglio accomunato ad una costituzionale dignità alla partecipazione non per forza subordinata al volere dei grandi “marchi” della politica.
Invece, dalle vecchie lotte radicali d’un tempo, passando per la stagione berlusconiana, attraverso nuovi solipsismi, con questa scissione tra il pensante e il pensato, tra il politico e il politico rappresentato dall’altro da sé, ho visto la rosa e il pugno diventare qualcosa di europeo con un simbolo matematico davanti.
L’ho visti scampare la raccolta delle firme unendosi ad un gruppo parlamentare e, infine, approdare nel carrozzone che ancora qualche anno fa andava per la maggiore e che oggi lungo la strada che porta al 4 marzo sembra arrancare: le giumente sono affaticate e la salita si fa dura…
Confesso che mi è spiaciuto non trovarli tatticamente staccati dal resto. Anche questa, del resto, è una scelta politica, rispettabilissima ma che lascia un po’ d’amaro in bocca, o almeno dovrebbe, a chi ha combattuto tante lotte che sono state vinte partendo da una condizione di assoluta difficoltà derivata dalla cosiddetta “opinione pubblica” che sovente era contro, moralmente indignata per le novità che si proponevano: la libertà femminile di decidere sul proprio corpo; quella di potersi separare dignitosamente se un matrimonio fallisce; quella contro la pena e il carcere come strumento di tortura invece d’essere luogo di (psuedo) riabilitazione del reo. E molte altre.
Battaglie che la sinistra comunista ha affiancato e sostenuto. Una grande stagione radicale.
Ora sembra che quella stagione si sia chiusa e tocchi proprio alla sinistra “radicale” di Potere al Popolo! raccogliere un testimone che altrimenti andrebbe perso nei meandri di un riformismo liberista che non darebbe appunto spazio ad istanze libertarie.
Quindi, a chi ha raccolto 51.000 firme, a chi rivendica il libertarismo e la dignità delle persone singole e collettivamente dentro e fuori i luoghi di lavoro e unisce alle classiche lotte civili anche quelle sociali rinverdendo quelle parole d’ordine che erano tanto state schernite (“Lavorare meno, lavorare tutti!”) salvo poi plaudire alla IG Metall che riesce a far passare le 28 ore di lavoro ed aumenti salariali, dunque a questa sinistra coraggiosa, solitaria ma non sola, tocca prendere il testimone in mano e portarlo avanti.
Avanti con lo spirito e la coscienza di chi sa che ogni inizio è sempre molto difficile: soprattutto se sei ignorato ed oscurato da coloro che inneggiano alla “par condicio”, alla democrazia e alle libertà costituzionali che, poco più di un anno fa avevano provato a stravolgere.
Avanti, dunque, radicalmente alternativi, comunisti e se volete, perché va di moda, “di sinistra”. Ma non genericamente tali. Non esiste alibi di interpretazione su ciò che vogliamo e dobbiamo essere: diversi da tutte le altre proposte in campo. Diversi, autonomi e indipendenti. Così come dovrebbe essere veramente un popolo.
MARCO SFERINI
14 febbraio 2018
foto tratta dalla pagina Facebook di Potere al Popolo!