Mi ricordo benissimo quel giorno: entravo a scuola arrabbiato per l’accaduto e, dopo aver visto che tutto scorreva come se nulla fosse, uscivo ancora più arrabbiato di prima.
A scuola non se ne parlava. Vani i miei tentativi di fare quello che non sarebbe mio compito fare (ovvero provare a spiegare l’accaduto tra una pausa e l’altra).
“Cos’è la CGIL?” “A cosa serve un sindacato?” “Cos’è Forza Nuova?” “Esistono veramente ancora dei movimenti neofascisti? “Perché l’hanno assaltata?”. Queste domande mi cadevano con forza tra capo e collo mentre capivo che sarebbe servito, per spiegare il tutto, più del tempo di un intervallo.
La sera avevamo una riunione dei Giovani Comunisti, già in programma da un po’, in cui già dall’atmosfera si capiva la gravità dell’accaduto. Rimanevano, questo assolutamente, le varie critiche che muovevamo e che muoviamo alla CGIL ma a pesare come un macigno era la sensazione che avessero attaccato un luogo che a noi era amico… quasi famigliare. Molti condividevano questa sensazione; anche chi, in quella sede, non ci aveva mai messo piede.
In quel giorno ho capito le difficoltà quotidiane degli insegnanti. Quella difficoltà vera, di chi si scontra quotidianamente contro un abbassamento del livello culturale e contro un’egemonia culturale spaventosa.
Quella difficoltà di chi deve insegnare a ragazzi e ragazze che portano con sé, già dalla prima adolescenza, una disillusione innata (che disillusione nemmeno si dovrebbe definire dato che, normalmente, dovrebbe implicare una illusione che invece non avviene).
Ho compreso la difficile sfida di chi ha provato a spiegare che cosa era successo, mettendo da parte la lezione in programma per quel giorno, con la consapevolezza che i programmi scolastici non ti permetteranno mai di arrivare quantomeno alle soglie del tempo in cui le dinamiche che hanno portato all’assalto nascevano e si sviluppavano.
Quel giorno ho capito che le prove consentono agli insegnanti di passare di ruolo sono totalmente inopportune se si considera che non ci servono “macchinette ripeti-programma” ma uomini e donne capaci di dotarsi di quella elasticità che permette di mettere in pausa il programma quando, nel nostro paese, accadono eventi pesantissimi per la nostra democrazia e che dovrebbero, vista la loro portata, essere compresi fin da subito per capire che la libertà non sarà mai eterna.
Un plauso a chi, in quel giorno come negli altri, ha saputo rinunciare, per una lezione, a spiegare il vastissimo programma per parlare di quell’assalto e di tutte le altre “interruzioni di democrazia” del nostro paese.
Chi non l’ha fatto é ancora in tempo: lunedì, quando entrerete in classe e avrete davanti a voi i vostri studenti, spiegate che un anno fa un partito dichiaratamente neofascista ha assaltato la sede di un sindacato e che il suddetto partito neofascista, nonostante le varie promesse, non è stato ancora sciolto.
Combattiamo tutti, indipendentemente dal ruolo che ricopriamo nella società, per la democrazia.
EDOARDO CASATI
9 ottobre 2022
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