Le foglie morte della V Repubblica

L’immagine dello Jupiter come potere supremo esterno alla politica viene compromessa: lascia il posto a un Presidente con un indice di gradimento ormai inferiore al 20%

Lo stato del sistema politico-istituzionale francese rievoca le celebri parole di Jacques Prévert dedicate a un amore che non c’è più, analogo a quello che in Italia per il modello della V Repubblica hanno provato vari studiosi, soprattutto di centro-destra, ma anche qualcuno di centro-sinistra folgorato sulla via del macronismo.

In realtà il sistema è stato ultrapresidenziale, fondato, a differenza dei semipresidenzialismi europei democratici, sul predominio di un Presidente eletto dal popolo politicamente irresponsabile e sullo squilibrio tra i poteri, con l’unica eccezione, limitata a nove anni, della cohabitation tra Presidente e Primo ministro di un governo espressione di una maggioranza parlamentare alternativa.

Raccogliamo una ad una le “foglie morte” del sistema. La prima è quella del bipolarismo droite/gauche, incentrato sul partito gollista e su quello socialista, sostituito da un sistema multipartitico polarizzato. Macron non ne è stato l’unica causa, ma ha contribuito a produrla ricorrendo fin dal 2017 ad una campagna dai toni populistici e antipolitici, ripresi nell’appello ai francesi successivo alla caduta del governo Barnier incentrato sulla contrapposizione tra i parlamentari «irresponsabili» e i bravi cittadini con i loro bisogni.

È poi sfumato il fait majoritaire e con esso le virtù teoriche del sistema elettorale maggioritario a doppio turno, che dava di regola la maggioranza nell’Assemblea nazionale alla coalizione presidenziale, emarginava le ali estreme e assegnava un ruolo subordinato ai centristi. Così nel 2022 la coalizione macroniana non ha ottenuto la maggioranza assoluta e nel 2024 sono state elette tre minoranze quasi equivalenti.

Anche qui Macron ha dato il suo “contributo” con la fondazione di un neofita partito ni de droite ni de gauche di natura personale e con una prassi presidenziale orientata a destra che ha contribuito ad aggravare la situazione economico-sociale (dando ragione postuma all’antica affermazione di Mitterrand per cui il centrismo francese era ni de gauche ni de gauche).

Il ruolo del Presidente è ridimensionato. Senza una maggioranza parlamentare non può essere il capo effettivo del governo, per la formazione del quale deve ricorrere alle consultazioni dei partiti, e dal 2022 nomina tre successivi governi di minoranza. Quindi la dialettica politica si sposta all’interno del sistema politico e del Parlamento, eletto nel 2024 da più del 66% degli elettori, mentre nel 2017 e nel 2022 la partecipazione era crollata a poco più del 40%.

Viene compromessa l’immagine dello Jupiter evocata da Macron come potere supremo esterno alla politica, per lasciare il posto a un Presidente che tenta invano di creare un rapporto di tipo golliano con il popolo ma ha un indice di gradimento ormai inferiore al 20% dei cittadini. La titolarità di notevoli poteri non è più in grado di assicurargli il predominio d’antan.

Ne è una riprova il ricorso solitario allo scioglimento anticipato dell’Assemblea nazionale decretato la sera delle elezioni europee. L’esito delle elezioni segna la sconfitta del centro macroniano e dei gollisti, dà la maggioranza relativa al Nouveau Front Populaire e impedisce la vittoria dell’estrema destra, ma solo grazie alla “disciplina repubblicana” della desistenza con la sinistra, poi clamorosamente smentita dalla formazione di un governo di minoranza la cui sorte è stata appesa al benvolere del Rassemblement National, legittimato come partner esterno.

Infine l’instabilità governativa è dimostrata dalla crisi del governo Barnier che nella storia della V Repubblica è stato l’esecutivo di minore durata, il secondo sfiduciato dopo quello Pompidou nel 1962, il primo abbattuto con il voto convergente della sinistra e dell’estrema destra. È evidente che il funzionamento della forma di governo dovrebbe essere di tipo parlamentare e fondarsi su accordi di coalizione.

Vi fanno ostacolo la rigidità della politica e le posizioni estremiste, che sono il frutto del sistema elettorale e dell’elezione popolare di un Presidente che non può più governare ma può ostacolare un buongoverno rappresentativo della volontà popolare, due fattori istituzionali che non a caso molti studiosi e personalità francesi propongono di rimuovere.

MAURO VOLPI

da il manifesto.it

foto: screenshot tv

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