Un gruppo di uomini osserva un punto lontano. Hanno tra i 17 e i 25 anni, indossano abiti da lavoro, parlano poco. Alle loro spalle un pick up con il motore al minimo, nell’aria regna il silenzio.
Guardano il muro israeliano con i suoi 700 chilometri di cemento e recinzioni, la “Linea verde” tra Israele e Cisgiordania. Aspettano il momento giusto: qui, solo una recinzione impedisce ai giovani di passare dall’altra parte.
Oltre la rete una superstrada e poi il paesaggio desertico si trasforma in una scena collinare verdeggiante e rigogliosa. Da lì inizia Israele.
IL GRUPPO INIZIA A CORRERE velocemente verso la recinzione. Alcuni scavalcano da soli, altri tirano il bagaglio e poi passano oltre aiutati dai compagni. Cadono dall’altra parte e si lanciano a testa bassa nell’autostrada fino al guard rail per poi sparire tra gli alberi di un boschetto. Pochi istanti e di loro non c’è più traccia, sono passati. Nella scena torna il silenzio.
Ci troviamo nel governatorato di Hebron, in un villaggio che confina direttamente col muro di separazione: si è consumato un evento che si ripete quotidianamente in tutta la Palestina.
Il fenomeno dei palestinesi che entrano in Israele per andare a lavorare come irregolari nei cantieri. Tra di loro si definiscono donkey workers, bestie da soma, la forza lavoro occulta di Israele.
L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE, secondo il Population and Immigration Authority israeliano, coinvolge ogni anno circa 17mila persone che entrano in Israele dai Territori Occupati, ma il numero potrebbe essere più alto. Secondo fonti palestinesi e indipendenti, potrebbe riguardare 50mila persone per la sola Cisgiordania, che lavorano o vivono senza permesso oltre la Linea Verde.
Secondo B’Tselem, centro di informazioni israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, sono «decine di migliaia i palestinesi disperati disposti a correre il rischio di entrare in Israele senza permesso. Ogni settimana migliaia di questi lavoratori sono catturati dalle forze di sicurezza israeliane».
Questa zona è particolarmente interessata dagli attraversamenti per via della sua posizione geografica privilegiata: il muro ancora in costruzione sorge poco distante.
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PABLO CASTELLANI
foto tratta da Pixabay