C’è chi lavora troppo e chi non lavora per niente: precarietà e disoccupazione da un lato, iper-professionalità dall’altro. Come se i precari e i disoccupati non fossero magari degli specializzati in potenza, impotenti a dire il vero.
Questa contrapposizione che viene fatta oggi dai giornali e dai maggiori siti Internet di informazione è fuorviante: fa pensare ad un mondo di precari privi di competenze, di capacità da impiegare in lavori che non siano solamente quelli pagati ad ore con i voucher.
Per questo va rilanciata una grande battaglia: la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Una drastica riduzione dell’orario di lavoro. Perché avevamo ragione quando abbiamo decenni fa detto che bisognava “lavorare meno e lavorare tutti”.
Ci denigrarono, ci accusarono di voler far crollare il sistema delle imprese. Sarebbe stato un bene se fosse crollato!
Non è crollato. Ha proseguito nel produrre politiche di protezione dei profitti e delle speculazioni finanziarie e questi sono i risultati oggi: uno squilibrio incredibile tra il monte ore di lavoro di alcuni e il piano livellato, la tabula rasa del nulla in tema di lavoro per moltissimi altri.
Ripetiamolo, dunque, come elemento programmatico fondante di una nuova sinistra di alternativa: “lavorare meno, lavorare tutti!”.
(m.s.)
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