Dalla direzione Pd Renzi ci informa che esistono riforme che non puzzano. Dobbiamo quindi implicitamente intendere che ritenga puteolenti quelle respinte da 19 milioni di italiani. Per una volta siamo d’accordo con lui. Ma quel che è mancato nel mea culpa di Renzi è l’analisi del come e del perché una maggioranza e un governo hanno tentato così testardamente di condurre le istituzioni in una maleodorante discarica. Qui è in discussione l’idoneità del Pd a proporsi come guida per il paese verso il futuro quotidianamente evocato da Renzi.
È partito subito il tentativo di sminuire il voto referendario, dall’inesistente partito del 41% evocato da Renzi alla notazione che il voto non è stato contro l’aggiornamento della Costituzione, tuttora affermato come necessario. Chi tiene alla Costituzione nata dalla Resistenza sia avvertito, e mantenga alta la vigilanza. Intanto, il punto di immediata attenzione è dato dalla legge elettorale. Per Renzi la scelta è tra Mattarellum e Consultellum (proporzionale di lista e preferenza derivante dalla sentenza Corte cost. 1/2014), rimanendo il primo l’unica opzione che consente di intervenire sull’Italicum arrivando al voto in tempi brevi. Basterebbe infatti un minimo intervento legislativo per far rivivere le leggi 276 e 277 del 1993. È pur vero che bisognerebbe poi rivedere i collegi alla luce dell’ultimo censimento, e questo richiederebbe qualche tempo. Ma rimarrebbe possibile arrivare alle urne con Renzi segretario e dominus delle candidature e delle liste.
Già abbiamo i primi no da M5S e Fi, e il sì della Lega. Tutto secondo copione. In ogni caso, di legge elettorale in parlamento si comincerà concretamente a discutere non prima di gennaio. Sembra dunque certo che si giungerà alla pronuncia della Corte costituzionale sull’Italicum prima di qualsiasi significativo passo.
Partiamo allora dalla constatazione che ad oggi per il Senato vige il Consultellum, per il quale un intervento del legislatore a completamento della pronuncia 1/2014 sembra comunque necessario. Alla Camera si applica l’Italicum, come risulterà dalla decisione della Corte il prossimo 24 gennaio.
La Corte avrà davanti a sé tre scenari per l’Italicum. Il primo è ribadire in pieno le argomentazioni della sent. 1/2014, censurando sia il premio di maggioranza al primo turno per l’eccesso di disproporzionalità, sia il ballottaggio per la mancanza di soglia, sia ancora i capilista bloccati per la lesione della libertà di voto. Il secondo è la inammissibilità delle questioni sollevate. Il terzo è l’illegittimità parziale, ad esempio solo per il ballottaggio senza soglia e per i capilista bloccati, ma non per il premio di maggioranza al primo turno con soglia al 40%. Il primo scenario produrrebbe un Consultellum Camera vicino al Consultellum Senato, e renderebbe forse più agevole il completamento legislativo che si manifestasse necessario. Ma stando ai rumors questa è l’ipotesi meno probabile. Il secondo creerebbe la massima divaricazione, lasciando in campo le due leggi elettorali oggi vigenti, totalmente contrapposte tra un sistema ipermaggioritario alla Camera e un proporzionale al Senato. Il terzo vedrebbe permanere una divaricazione tra i due sistemi, in misura variabile e dipendente dalla portata della pronuncia della Corte.
Vedremo quel che farà la Corte. Ma comunque si prospetta un intervento legislativo non facile, né breve, e soprattutto aperto a una molteplicità di contenuti potenzialmente diversi. Personalmente, considero da tempo un recupero del proporzionale utile a risanare il sistema politico del nostro paese recuperando rappresentatività delle assemblee elettive e dando nuova vitalità alle forme organizzate della politica. Penso che il modello tedesco sia l’opzione in principio da preferire. Capisco che altri la pensino diversamente. Trovo però intollerabile che Renzi avanzi proposte di sistemi elettorali non per gli effetti su politica e istituzioni, ma solo guardando alla sua personale convenienza che si voti al più presto per rientrare a Palazzo Chigi. Proprio questo cinismo arrogante ha prodotto l’esito maleodorante da lui richiamato. Con un solo vantaggio: la prossima volta non sarà necessario battagliare in una trincea referendaria. Basterà mettere il naso all’aria.
MASSIMO VILLONE
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