La gestione delle politiche migratorie ne è una grande dimostrazione. Al di là degli slogan – come quello del governo Meloni sul “piano Mattei per l’Africa”, di cui è stato reso noto soltanto il nome – i fatti raccontano una realtà chiara: appoggio a dittature, guerre scatenate nel nome della democrazia, sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e umane dei paesi di provenienza. Pari a zero sono le preoccupazioni per le condizioni di vita di coloro che abitano in queste terre.

Con i paesi di origine dei flussi e con quelli di transito non viene portata avanti una cooperazione che punti a migliorare i sistemi scolastici oppure quelli sanitari, ad ampliare la garanzia dei diritti fondamentali o a tutelare le libertà dei cittadini. Per i paesi europei, Italia in testa, contano solo le misure di polizia che hanno l’obiettivo di ostacolare le persone in movimento. Misure che non possono bloccare le partenze, ma soltanto rendere più difficili, lunghi e pericolosi i viaggi.

Ma nessuno metterebbe in pericolo la propria vita se non fosse costretto. Attraversare il deserto del Sahara o il mar Mediterraneo non è un gioco, né un divertimento. Dieci anni dopo le stragi di ottobre 2013 sappiamo che ai governi non interessa evitare che le persone in fuga dalla propria terra rischino di morire a ogni tappa del loro percorso.

Moltissimi migranti partono dai paesi del Sahel, oggi destabilizzati. Tanti altri lo fanno come conseguenza della guerra in Libia, che ci ha portato a questa situazione. Davvero come Italia ed Europa possiamo avere il coraggio di negare a questa gente ogni possibilità di ricostruirsi una vita, avere una famiglia, godere dei diritti nel momento in cui siamo i primi responsabili della loro situazione? È disumano e vergognoso.

Abbiamo deciso di finanziare dei veri e propri lager dove sono trattenute donne, uomini e bambini. Donne costrette a prostituirsi e a subire ogni tipo di violenza, ragazzi costretti ai lavori forzati a vantaggio delle stesse persone finanziate dai governi occidentali.
E per chiudere il cerchio siamo stati addirittura in grado di criminalizzare chi salva vite umane nonostante le troppe vittime dovute all’assenza dei soccorsi in mare.

Questo mostra il vero volto delle politiche migratorie: produzione organizzata di violenza e morte lungo i confini per dissuadere le persone in movimento; razzismo strutturale e segregazione all’interno dello «spazio di libertà, sicurezza e giustizia» per creare una popolazione di serie B, da sfruttare nelle campagne elettorali o in quelle dove crescono i pomodori.

SOUMAILA DIAWARA

da il manifesto.it

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