L’Unione Europea rischia di commettere un gravissimo errore. E’ uno di quegli sbagli che determinano, volenti o nolenti, il corso della storia e quindi, memori del passato, bisognerebbe agire di conseguenza, con prudenza e anche con molto tatticismo.
Comprendo bene che, essendo un critico di questa Europa che si fonda su una strana moneta unica ma non unitaria, su una Banca centrale che domina sulle economie nazionali ma che, al contempo, è costretta a comperarne il debito di volta in volta per mantenere in equilibrio un sistema con tutta evidenza “squilibrato”, il mio appunto potrebbe apparire viziato dalle mie opinioni.
Proverò a dimostrare che non è così e che invece si tratta di una strategia di lungo termine e non di una tattica a brevissimo termine per gestire qualche funzione di potere di questo o quel gruppo di Stati dell’Unione.
La procedura di infrazione per lo sforamento del tetto del debito pubblico italiano sembra prendere sempre più corpo in queste ore e pare, quindi, che l’inevitabilità stia diventando qualcosa di estremamente tangibile. Il governo italiano, del resto, vive un periodo di gioco delle parti con un Movimento Cinquestelle tutto teso a traghettare questa fase da gioco di scacchi oltre il periodo estivo, mentre la Lega cerca l’opportunità più favorevole per determinare la fine del contratto di governo, capitalizzare il 34% dei consensi ottenuti alle elezioni europee e, attraverso elezioni politiche autunnali, arrivare alla diretta guida di Palazzo Chigi e incoronare finalmente Salvini per ciò che va scrivendo sotto il simbolo del partito e sui cartelli da tempo: “Premier”.
La procedura di infrazione, del resto, sarà anche un tecnicismo, poiché legata a vincoli strutturali di bilancio, quindi a cifre non modificabili, contenute in trattati cui tutti gli Stati dell’Unione sono tenuti al rispetto.
Si tratta di procedure necessarie che un capitalismo continentale si è dato, tramite le istituzioni rappresentative di Parlamento, Commissione, col pieno sostegno della BCE, per conservare un regime di concorrenzialità più che sufficiente nel contesto complessivo mondiale, nella gara tra i diversi poli del mercato globalizzato.
Quindi, se la procedura di infrazione dovesse prendere avvio, l’Italia si troverebbe in una condizione mai vissuta prima: con un debito sottoposto ad un rigido controllo e penalizzazioni di carattere economico da parte di tutto il resto della UE. I Paesi Baltici sembrano quelli più spinti verso questa sorta di “punizione” nei confronti del nostro Paese e proprio questo è il punto che vorrei sottolineare.
Di per sé la procedura infrazionistica può avere un senso nella logica liberista della UE. Ma siccome viviamo in un mondo e, soprattutto, in una Italia dove conta molto la percezione rispetto alla realtà di numeri, dati, fatti concreti, pronunciare la locuzione “procedura di infrazione” equivale in Italia a dire “punizione”.
Sarà così che Lega, Salvini e parte del governo faranno mostra all’Italia intera di una Europa matrigna, capace solo di punire e non di tendere una mano al Bel Paese: la propaganda in merito non farà altro che esacerbare l’odio e lo scostamento di larghissima parte della popolazione nei confronti dell’Unione Europea.
Non che non ne abbiano debito motivo, ma in quel caso assisteremo ad un picco dell’acredine della popolazione anche più moderata o diversamente critica (come il sottoscritto) rispetto a Salvini e leghisti vari nei confronti dell’Europa, dell’Euro e prenderebbe il via una nuova accelerata sul pedale del sovranismo inteso – ovviamente – come neo-nazionalismo.
Insomma, la “procedura di infrazione” non aiuterà in Italia coloro che vogliono provare a ridisegnare i rapporti tra Roma e Bruxelles su un piano alternativo ma sempre liberista (PD, +Europa, Verdi, ecc.) e tanto meno sarà di aiuto a chi come noi comunisti sostiene che l’Europa va riformata in senso popolare, sociale, egualitario con una particolare attenzione alla fascia dei paesi a guida socialista (Spagna, Malta, Grecia, ecc.).
Il rischio evidente è quello di fornire materiale abbondante per i sovranisti, tanta legna per appiccare un fuoco ancora più grande, alto e scintillante che distragga soprattutto i più deboli, poveri e sfruttati di questa società dalle vere ragioni dell’accrescimento del debito pubblico che non risiedono né in altri poveri, né nei migranti e tanto meno in aliquote di tassazioni magari poco progressive ma certamente molto di più della sciagurata ipotesi di “flat tax” che la Lega vorrebbe introdurre nel Paese insieme ad una vera e propria secessione economica regionalista con l'”autonomia differenziata”.
Badi bene, dunque, l’Unione Europea alle mosse che fa, non consegni altri alibi ai nazionalisti di nuovo millennio che sono al governo i pretesti utilissimi per alimentare la rabbia popolare, per sovradimensionarla artatamente e passare dal liberismo economico associato al liberalismo dei diritti civili ad una rivendicazione di separazione dalla UE, ad una autarchia economica, ai dazi doganali, a monete artificiosamente create e mostrate in mille apparizioni televisive.
Quei mini-bot che anche il Terzo Reich adoperò chiamandoli però “Mefo (Metallurgische Forschungsgesellschaft)”, buoni di stato per coprire la deflazione (e non l’inflazione dilagante che, a torto, si ritiene tenesse in scacco la Germania postbellica di Weimar). Quella fu una invenzione geniale di Schacht accompagnata però da un rilancio del settore produttivo delle industrie del metallo e dell’acciaio in chiave di preparazione di una nuova espansione tedesca, per la realizzazione della Weltanschauung hitleriana sul “Grande Reich tedesco” che doveva trovare il suo “spazio vitale”.
La storia ci insegni qualcosa e, soprattutto, ci renda edotti l’economia del fatto che i “mini-bot” nemmeno lontanamente somigliano ai “Mefo” di Hjalmar Schacht, visto che dovrebbero coprire i debiti della pubblica amministrazione che, non si capisce perché, non possano essere saldati in Euro.
L’Europa, dunque, ha una grave responsabilità: evitare certamente la “procedura di infrazione” per evitare una “procedura” tutta interna che accresca il potere dei sovranisti. Ciò significherebbe soltanto peggiorare le condizioni di vita materiale ed anche morale, civile e sociale di un Paese già oggi difficilmente riconoscibile nei valori della sua fondamentale Carta Costituzionale.
MARCO SFERINI
22 giugno 2019
foto tratta da Pixabay