Sul diritto di sciopero, che ha riguardato il trasporto pubblico e il 29 novembre sarà generale, si alza la tensione tra i due fronti: opposizioni, Cgil e Uil da una parte; governo e partiti di destra dall’altra.
Al centro delle polemiche l’invito alla «rivolta sociale» lanciato martedì dal leader Cgil e la frase della premier che giovedì si è lamentata di dover essere al lavoro a Budapest nonostante la malattia perchè priva di diritti sindacali. Landini, ieri in piazza con i lavoratori del tpl. «Non ho proprio nulla da rettificare, anzi voglio rilanciare con forza».
«Loro cosa stanno facendo?», dice rivolto al governo. «Stanno aumentando i soldi per comprare le armi, stanno aumentando la precarietà, stanno tagliando e stanno favorendo quelli che evadono il fisco. E questo sarebbe possibile mentre non è possibile dire che c’è bisogno di una rivolta sociale? Aggiungo che ci siamo rotti le scatole, perché non è più accettabile che quelli che tengono in piedi questo Paese siano quelli che non sono ascoltati e che non vengono rappresentati».
«Per impedire gli scioperi bisogna dare le risposte ai lavoratori, ai cittadini. Se il governo vuole evitarli, deve rinnovare i contratti, mettere le risorse necessarie e accettare il confronto con i sindacati, cosa che non sta facendo», insiste il leader Cgil. E si dice pronto a regalare alla premier il libro «L’uomo in rivolta» di Camus. E dice che «era più facile trattare con Draghi a palazzo Chigi: con lui abbiamo sottoscritto degli accordi mentre questo governo trattative e accordi con i sindacati non ne vuol fare. A meno che noi non diciamo che va bene quello che lei sta facendo. Questo è il pericolo che vedo».
Ospite di Radio 1, Landini respinge l’idea che la parola «rivolta» possa apparire violenta, accusa che gli piove addosso da destra da due giorni (ieri Salvini l’ha definito ancora una volta «pericoloso»). «Violento è il governo che sta investendo nelle armi. Quando mai i sindacati non hanno operato in modo pacifico?». Alle lamentele di Meloni sulla mancanza del diritto di malattia per un premier (in realtà esercitato da Meloni il 5 novembre quando ha deciso di rinviare a lunedì l’incontro coi sindacati sulla manovra), il segretario Cgil replica: «È un atto di bullismo, un attacco a chi quei diritti lì ogni giorno li vede messi in discussione».
Parole durissime anche tra Meloni e Schlein. La smetta di fare la vittima, c’è un inaccettabile clima di delegittimazione dei sindacati fomentato dal governo», aveva detto giovedì Schlein replicando alle lamentale della premier per la sua trasferta a Budapest nonostante la malattia. La premier ha deciso di controreplicare: «Non so cosa si intenda per svilire i diritti sindacali che questo governo difende molto meglio della sinistra al caviale».
E Schlein ha affondato: «Io di caviale non ne ho mai mangiato, ma nemmeno posso sopportare che i lavoratori vengano purgati con l’olio di ricino; quindi continueremo a stare al loro fianco. Meloni si occupi, invece, del salario minimo che ha negato a 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici che non ce la fanno più e non arrivano a fine mese anche se lavorano». «Non so di quale caviale parli, forse di quello che evidentemente mangia insieme al suo amico plurimiliardario Elon Musk che il sindacato nelle sue fabbriche non lo fa nemmeno entrare», le dà manforte il dem Arturo Scotto.
Nicola Fratoianni ironizza sulla battute della premier e ricorda di preferire i prodotti degli agricoltori umbri. Poi si fa serio: «La destra attacca i sindacati, ma non ascolta i lavoratori. Un capolavoro firmato Salvini e Meloni: oggi lavoratrici, lavoratori e sindacati del trasporto pubblico sono ancora una volta in sciopero. È la decima volta dall’inizio dell’anno. Da mesi tentano disperatamente di farsi ascoltare dal governo sul tema dei salari e dell’insicurezza. Non danno risposte, sviliscono ogni richiesta dei cittadini, attaccano tutte le forme di protesta e poi si sorprendono se cresce la rabbia».
Giuseppe Conte invece ricorda i 20 mesi di continuo calo della produzione industriale. «La folle corsa al riarmo è finanziata con tagli a investimenti e servizi per imprese e cittadini. È una scelta chiara: basta ammetterlo con sincerità davanti ai cittadini».
ANDREA CARUGATI
foto: foto tratta dalla pagina Facebook nazionale della CGIL