Facciamo un paragone tra il grigiore del potere governativo e i colori delle vie di Milano percorse da un lungo serpentone antirazzista, per la costruzione di una grande pietra angolare di solidarietà in questa Repubblica asfittica, fatta solo di proposte di leggi elettorali costruite ad arte per fregarsi vicendevolmente e arrivare a Palazzo Chigi, di inchieste giudiziarie, di paroloni ridondanti su presunti “colpi di stato” da parte della magistratura…
L’avete fatto il paragone? Ecco, secondo me, a paragone fatto, ultimato e ben osservato, solo per quelle vie di Milano si respira l’aria di una democrazia sociale che è popolare nel senso più genuino del termine.
Un movimento di persone che si riunisce attorno a semplici parole per ritrovare una umanità tanto della politica istituzionale quanto di quella fatta, anche e soprattutto inconsapevolmente, di gesti singoli che riescono a ritrovarsi proprio nella spontaneità , senza grandi organizzazioni di eventi teatralmente ideati.
E non ci dovrebbe essere spazio in mezzo a questi colori per chi in Parlamento vota e rappresenta posizioni che approvano i decreti “Minniti – Orlando”: sono due posizioni antitetiche. Sono risposte opposte al problema delle migrazioni. Sono due modi completamente differenti di affrontare non solo il contingente quotidiano ma l’idea stessa di accoglienza: dalla partenza allo sbarco sulle italiche coste.
Quel grande corteo milanese, fatto da più di centomila persone, dovrebbe essere un atto politico chiaro e dovrebbe essere un atto che restituisce, almeno nel complesso tema dell’incontro tra politica estera ed interna del nostro Paese, un segno distintivo e fortemente partigiano: una caratterizzazione ideale, politica, civile e sociale.
La moltitudine antirazzista e solidale di Milano è un preciso punto di programma: non accettiamo nulla che aggiunga nuove sofferenze e pene a tutto ciò che i migranti hanno già dovuto sopportare per colpa delle guerre che sono fomentate dal ricco Occidente e che poi devono venire controllate perché generano fame, sincretismi mostruosi di fanatismo religioso e voglia di potere economico e politico, e via dicendo.
Troppe ambiguità vivono ancora nel mondo della politica italiana: troppi nomi che appartenevano un tempo al movimento comunista sono oggi ancorati ad esperienze politiche di trasformismo centrista con tendenze a destra: prima sul terreno economico del liberismo, poi anche su quello delle politiche sociali e civili.
Occorre rifondare la cultura della politica e la politica della cultura in questo Paese: quindi serve ridare vita ad una alfabetizzazione di massa che parli dalla gente alla gente stessa e che trovi forse spontaneamente le più belle parole che mettano in crisi tutti i doppiogiochismi e i tentativi di doppiofondo, di apparenze che vogliono essere concretezze e che risultano poi, alla fine, essere soltanto teoremi di facciata, illusioni, epifanie che svaniscono come neve al sole quando si tratta di risolvere le contraddizioni che vorrebbero unire interessi del lavoro e interessi del capitale.
La partecipazione di massa fa la politica sociale. La sinistra di alternativa italiana deve imparare la lezione e deve mettersi a disposizione di questi movimenti per ridare un significato a tante parole, a tante speranze.
MARCO SFERINI
21 maggio 2017
foto tratta dalla pagina Facebook del PRC Lombardia