«Ringrazio tutti per la solidarietà, sono appena uscito dalla sala operatoria per l’intervento al setto nasale. Non appena mi dimetteranno andrò subito a sporgere denuncia e lo farò indossando la maglietta del Cinema America». Ha scritto così nel pomeriggio di ieri David Habib, uno dei quattro ragazzi aggrediti sabato notte nel quartiere romano di Trastevere. «Avete la maglietta del Cinema America, siete antifascisti. Toglietevela» avrebbero gridato i 10 aggressori prima di scatenarsi con testate, calci, pugni e colpi di bottiglia. Insieme al messaggio comparso sulla pagina Facebook del progetto nato dall’occupazione della storica sala di via Natale del Grande e poi, dopo lo sgombero, continuato con le proiezioni di film in diverse piazze della capitale, la foto del giovane con naso fasciato e pugno chiuso. Sotto, commenti di solidarietà e richieste di acquisto delle magliette bordeaux con la scritta gialla. Un modo per indossare la solidarietà contro la violenza fascista.
Una risposta immediata c’era stata già all’indomani dell’aggressione. Domenica sera migliaia di persone hanno affollato piazza di San Cosimato, al centro dello storico quartiere adiacente al fiume che attraversa Roma. Alla presentazione del film di Bernardo Bertolucci Io ballo da sola in tanti si sono presentati con la t-shirt del Cinema America, organizzatore dell’evento. Tra loro Jeremy Irons, attore britannico premio Oscar nel 1991, giunto a Roma per l’omaggio al regista italiano scomparso a novembre scorso. «Dobbiamo fare attenzione quando andiamo a votare, ma soprattutto dobbiamo ricordarci della nostra umanità in modo tale che ciò che è accaduto 70 anni fa non torni a gettare i suoi semi» ha detto Irons al microfono.
Ai ragazzi aggrediti sono arrivati numerosi attestati di solidarietà da esponenti istituzionali, sindacati e mondo dello spettacolo. «Aspettiamo le necessarie verifiche ma se i fatti fossero confermati sarebbe un episodio gravissimo, aggravato dall’intolleranza ideologica» ha affermato il premier Giuseppe Conte. «Piena solidarietà ai ragazzi del Cinema America – ha scritto su twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi – Un atto vile e barbaro, che bisogna condannare fermamente. Roma è una città aperta e inclusiva».
Al trend si è accodato anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dagli Usa. «Noi combattiamo contro ogni genere di violenza, che siano comunisti o fascisti. Del resto io faccio il ministro che reprime la violenza» ha detto il leader della Lega, derogando al principio di generalizzazione delle responsabilità che utilizza ogni volta che a delinquere è un cittadino immigrato. «Una cosa gravissima, un’aggressione fascista che va combattuta e non sottovalutata nel modo più assoluto. Credo sia necessario reagire» ha dichiarato il segretario della Cgil Maurizio Landini. «Facciamo così. La prossima volta prendetevela con me» è il messaggio twittato da Edoardo Leo, protagonista della saga Smetto quando voglio, insieme a un selfie con indosso la maglietta del Cinema America.
L’aggressione di sabato scorso ha fatto giustamente scalpore, ma non si tratta di un episodio isolato. Nella mappa in costante aggiornamento realizzata dal progetto Infoantifa Ecn sono stati raccolti e classificati 187 episodi di violenza compiuti da estremisti di destra dal 2014 a oggi. Ben 58, quasi uno su tre, si sono verificati negli ultimi 18 mesi: uno ogni dieci giorni. Gli episodi sono di natura diversa e vanno dalle minacce verbali alle aggressioni fisiche, dagli attentati incendiari a spazi sociali alle bombe carta contro centri di accoglienza, dalle violenze sessuali agli omicidi. Come quelli di matrice razzista di Idy Diene a Firenze (04/03/2018) ed Emmanuel Chidi Namdi a Fermo (06/07/2016) o il femminicidio di Anna Carusone in provincia di Caserta (22/01/2018), per citare i più recenti.
La violenza colpisce soggetti diversi: omosessuali, migranti, donne, antifascisti, chi esprime solidarietà agli stranieri o chi professa una fede diversa. La mappa riconduce 22 episodi a Forza Nuova e 70 a Casapound. Proprio il partito collegato alla casa editrice Altaforte con cui il «ministro che reprime la violenza» ha recentemente pubblicato il libro-intervista Secondo Matteo.
GIANSANDRO MERLI
foto tratta dalla pagina Facebook de I ragazzi del Cinema America