Oscillazioni continue che determinano un chiaro senso di insicurezza generale. Quello che probabilmente serve per fare presa su parte della popolazione che si sente smarrita dentro ad una crisi (anti)sociale che ha determinato la perdita delle certezze in quanto a futuro dei figli e a tutela di sé stessi.
E’ probabile che tutto si leghi, si congiunga e determini, alla fine, quella percezione falsata della realtà che, paradossalmente, è una giusta percezione in chi si accorge della concatenazione di elementi politici e sociali che si rendono un unicum nel dimostrare verità che non sono tali e che, quindi, sono fondamentali per la creazione di una “opinione pubblica” lontanissima dall’oggettività dei fatti.
L’Italia è un paese in cui diminuiscono le nascite da coppie straniere; è un paese dove i reati più efferati sono in costante discesa da anni; è un paese dove gli arrivi dei migranti tanto “economici” quanto “di guerra” sono diminuiti sensibilmente (anche per opera di politiche incondivisibili del precedente governo, ma il dato comunque permane).
Eppure, provando a parlare con la cosiddetta “gente”, come avrebbe fatto Tina Pica, se ne ricava l’immagine opposta: un paese dove c’è l’invasione di migranti di ogni tipologia, dove il crimine imperversa indisturbato, dove le tradizioni culturali sono in pericolo per la troppa figliazione delle coppie non-italiane.
Da questo trittico di fobie sociali viene sempre escluso il numero dei morti sul lavoro che, da inizio anno ad oggi, ad esempio, senza andare troppo indietro nel tempo, hanno superato i 200 casi. Spessissimo per mancato adeguamento delle strutture lavorative ai parametri di sicurezza previsti dalla banalissima esistenza di una Legge; altre volte per inesperienza degli operai e dei lavoratori in generale che vengono assunti senza la dovuta formazione professionale: tutto, profitto, si fa per te.
Dunque, la campagna elettorale di un governo bifronte di destra estrema continua ogni giorno e tocca i temi più disparati: l’ultimo entrato in classifica è quello dei vaccini.
Dieci sono troppi afferma Matteo Salvini. Il parere della scienza è opposto e, personalmente, propenderei (lo scrivo ironicamente, qualora non si capisse…) per avallare la tesi dei medici, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in giù. La tuttologia del ministro dell’Interno è inquietante e, come un tempo avrebbe detto Carmelo Bene, crea falsi problemi perché i veri problemi fuoriescono dalle parole e dalle invettive, stanno davanti a noi senza infingimenti e si mostrano senza filtro alcuno.
Migranti, rom, censimenti, schedature, respingimenti di navi, sequestri di navi delle Ong, legittima difesa contro i ladri, far west all’italiana e, infine, i “free vax”.
Qualcuno, rileggendo la storia di questi mesi, si domanderà come abbiamo potuto sopportare un fuoco di fila di tal fatta, così continuativo, quotidiano, senza interruzione, senza avere il tempo di poter formulare nella propria testolina un pensiero critico di qualunque natura: pro o contro che fosse.
E’ un antimetodo politico che è, però, un metodo: sottovalutarne le potenzialità è un errore enorme.
Ci troviamo in presenza della costruzione di un formulario interpretativo della realtà che prescinde dai valori costituzionali quando parla dei migranti, quando mette in campo la questione rom, quando parla di libertà in senso assoluto e lo fa affiancandole la pistola per difendere la proprietà privata senza se e senza ma o quando arriva allo scontro con la scienza medica in merito ai vaccini.
Unite i puntini e la pista cifrata vi farà apparire le sembianze di una ControCostituzione, di un modello antietico rispetto all’etica costituzionale e laicamente repubblicana.
Non dovrebbe essere molto difficile accorgersi che paragonando i valori della Carta del 1948 e le esternazioni dei leader governativi c’è, quanto meno eufemisticamente parlando e scrivendo, una “discrepanza”…
Eppure tutto ciò viene accettato come se nulla fosse: si ribellano solo le flebili voci dell’opposizione di centro (PD) e di sinistra (LeU) e tutto intorno sembra, con altra percezione indubbiamente falsata, che esista un unanime consenso.
Smontare il giocattolo è complicato ogni giorno di più, perché l’apparenza diventa sembianza e la sembianza assume i tratti della concretezza. Li assume, non è concretezza.
Ma intanto “sembra”: battersi contro le apparenze è un gioco pregiudiziale per antonomasia, quasi per definizione. L’apparenza è inganno per sua natura. Quindi se si prova a decostruirla, si verrà accusati di essere “buonisti” e di essere “antitaliani”, di volere prima il bene di coloro che vengono, a torto, reputati “privilegiati” pur essendo gli ultimi di questa terra.
A questo siamo ridotti: a batterci contro le apparenze di fenomeni inesistenti, a vivere da spettatori una politica nella quale non incidiamo minimamente, alla costrizione indiretta di dover evitare lotte contro i morti sul lavoro, per la dignità salariale, per la giustizia sociale.
Sono riuscite, le destre, in questo gioco perverso: contrapporre diritti civili a diritti sociali. Mi sbaglio o c’era qualcuno anche tra noi comunisti, anche a sinistra, che teorizzava che fossero gli uni più importanti degli altri?
La cena delle beffe è servita…
MARCO SFERINI
23 giugno 2018
foto tratta da Pixabay