Raniero La Valle, giornalista, ex parlamentare della sinistra indipendente eletto nelle liste del PCI, storico esponente pacifista, ha promosso con Michele Santoro la lista Pace, Terra e Dignità per la quale corre in tutte le circoscrizioni. Lo raggiungiamo durante la campagna elettorale. «Lo avevamo già visto con la raccolta delle firme necessarie a presentare la lista: si interessano alle cose che diciamo persone che ci hanno detto che erano anni che non si interessavano alla politica.
Come si spiega tutto ciò?
La disistima per la politica dipende dal fatto che la gente ha cominciato ad accorgersi che quello che si decide in politica non cambia la loro vita quotidiana. E invece parlando di guerra non è così, tocchi questioni base, c’è di mezzo la vita e la morte il rapporto con gli altri. Ecco perché queste elezioni europee possono essere considerate importanti più delle politiche.
Per la prima volta si percepisce l’importanza dell’Unione europea per i destini dei singoli paesi.
Sì, c’è un rovesciamento. Finora le europee erano trascurabili, stavolta sono diventate più importanti. Noi speriamo che servano a decidere i grandi destini del mondo. Se l’Europa diventasse un grande soggetto sul piano mondiale allora le cose cambierebbero. Purché non sia una potenza tra le potenza e che non si mettano a combattere per il dominio mondiale.
Uno dei vostri obiettivi era costringere gli altri soggetti politici in campo a parlare di guerra e pace. Le sembra che stia succedendo?
Direi di sì. L’episodio più evidente è quello dei 5 Stelle che hanno messo la parola «Pace» nel loro simbolo. Direi che esercitiamo un’influenza indiretta, anche se spesso circolano risposte sbagliate. Ora ad esempio in molti dicono che il vero coronamento dell’Ue è arrivare a politica estera e difesa comuni. Apparentemente serve a difendere la pace, ma di fatto è una cosa pericolosissima perché vuol dire avere un esercito. Circola il mito dell’esercito europeo, come se non bastassero la Nato e gli eserciti nazionali.
L’esercito europeo sarebbe il sigillo di un super-stato. Ancora peggio, forse, è il luogo comune sulla richiesta di abolire il diritto di veto e decidere a maggioranza. Sarebbe catastrofico: immaginiamoci se si decidesse a maggioranza, magari coi piccoli paesi determinanti, di fare una guerra. A quel punto l’Italia sarebbe obbligata a partecipare.
Dunque, vi preoccupa un’Europa che parla con una voce sola?
La democrazia è fatta anche di no, di dialettiche e contrapposizioni. Se ci costringono a fare la politica della Francia o della Germania non va bene. Dunque questa idea di parlare con una sola voce è pericolosa. I nostri amici della sinistra dovrebbero essere messi un po’ in guardia a questo proposito. Su questi temi l’Europa o si suicida o si salva.
Parlare di guerra significa andare oltre la divisione tra destra e sinistra?
Sì proprio perché non è una questione ideologica. Quale è la soluzione di sinistra al genocidio in corso a Gaza? La linea del due popoli e due stati, cioè una cosa che non avverrà mai? Non sarebbe meglio un unico stato non monoetnico? Dobbiamo trovare soluzioni reali ai problemi, altrimenti riempiamo documenti di avveniristiche soluzioni che non si realizzano. Quella della Palestina non è solo una questione politica, li c’è anche un grande dramma religioso. E c’è tutta la grande storia ebraica che va conservata: Gerusalemme deve restare quella che è ma deve essere accogliente nei confronti di tutte le religioni.
Vale anche per la guerra russo-ucraina?
La Russia non deve essere isolata, non deve essere unicamente l’oggetto dei nostri sdegni ma deve far parte dell’Europa delle nostre culture. Spero proprio che non arriveremo al punto che in Italia chi si oppone alla guerra alla Russia è Salvini, se avviene, e sarebbe traumatico, sarebbe per colpa della sinistra. Quando abbiamo fatto la lotta contro i missili Cruise chi stava ci stava: in Sicilia raccogliemmo un milione di persone, e non erano tutti amici di Pio La Torre.
Supererete la soglia del 4%?
La logica mi dice che avverrà. La nostra proposta non vuole manco sconfiggere le altre, le attraversa tutte. Quindi potremmo avere un grande risultato, anche se non ci fanno passare nei grandi canali media.
Ma c’è Michele Santoro, che è un volto televisivo.
Certamente. Lui è un punto di forza. È pur sempre una persona sola ma sarà determinante.
A che gruppo aderireste se doveste essere eletti?
Bisogna ribaltare la domanda. Quali gruppi sceglieranno noi? Quali gruppi confluiranno sulla nostra proposta?
Continuerete a esistere anche dopo il voto?
Senz’altro. Era questa l’intenzione iniziale. Quando abbiamo cominciato con Michele volevamo costruire una cosa permanente che imponesse questi temi al dibattito pubblico. Poi ci siamo accorti che il primo incidente erano queste elezioni e abbiamo deciso che ci dovevamo stare. E allora abbiamo partecipato.
GIULIANO SANTORO
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