Dicono che le cronache che è accaduto a Sassari. Ma altri episodi sono avvenuti anche a Ferentino, in provincia di Frosinone. Dovunque sia accaduto, sta di fatto che un gruppo di ragazzi ha deciso di divertirsi con un cane. Lei si chiama Fiamma, una bella cagnolona bianca. Nonostante tutto quello che le è accaduto, scodinzola e prova a zampettare.
Eh sì, perché Fiamma non ha giocato affatto con quei giovani che ho citato appena poche righe sopra, ma è stata presa a calci, pugni e, così giusto per completare l’opera, le hanno fatto esplodere in bocca e addosso molti petardi.
La bestiola è ridotta malissimo, sanguina dal collo, dalla mascella e dalle zampe.
Le foto i video di Fiamma fanno il giro su Facebook: io li ho visti e ho provato, ancora una volta, a convincermi che punire serve a poco davanti ad una crudeltà così evidente, così gratuita, così impartita a piene dosi verso un essere vivente che, evidentemente, non ha messo in quei ragazzi quel timore necessario per creare un deterrente tale da farli desistere dal mettere in pratica un “divertimento” fatto di violenza, sofferenza, dolore.
Dico che ho provato a convincermi di tutto questo, perché più guardo il video e le foto di Fiamma, più mi rendo conto che l’essere umano porta con sé sempre queste ambivalenze: bontà, gioia, allegria, solidarietà e crudeltà, rancore, odio, tristezza, discriminazione, violenza.
Non è una questione da ridurre ad una analisi filosofica dei termini e dei comportamenti: forse nemmeno la sociologia potrebbe risolvere quello che consideriamo un mistero solo perché non sappiamo accettare il fatto che in determinate circostanze, occasioni e condizioni tutti siamo potenzialmente crudeli, aggressivi e violenti.
Parimenti si può dire del nostro lato “chiaro” (è tempo di Star Wars e potremmo chiamare questi due aspetti: “lato chiaro” e “lato oscuro” dell’essere umano), quello che ci fa provare invece amore, altruismo, solidarietà, voglia di uguaglianza per tutte e per tutti.
Non credo nemmeno che l’odio, il sadismo (nel caso di Fiamma siamo di fronte non tanto ad un episodio di discriminazione e odio, ma di tremendo sadismo, di piacere che nasce dal procurare del dolore, della sofferenza ad un altro essere rispetto a noi) siano frutto di chissà quale disagio sociale collettivo o singolare.
Penso che sia una terribile natura umana che viene fuori ancora una volta nel mezzo della più giusta delle spiegazioni: la banalità del male.
Ciò che è così vuoto da poter essere riempito con qualunque cosa è così pericoloso da non lasciare immaginare cosa può generare. Un pensiero vuoto, privo di critica, privo di fondamento; un comportamento altrettanto insensato è, proprio per questo, vuoto e può prendere il significato e la forma che ognuno vuole attribuirgli.
Qual’è la morale di questi ragazzi che hanno torturato un cane per riderne mentre la guardavano dibattersi e dimenarsi con i petardi in bocca e tra le zampe?
Guerre, voglia di potere, di espansione economica di giganteschi interessi sono la “morale” su cui si basa e si giustifica ogni azione di tortura, ogni annichilimento dei diritti sociali, civili, umani. Non c’è giustificazione per nessuna conseguenza, per nessuna causa, per nessun effetto che ne deriva.
La complessità delle relazioni globali è tale che se ne potrebbe scrivere per migliaia di pagine e non troveremmo comunque una risposta: troveremmo molte spiegazioni ma mai un senso compiuto, fondato su quell’etica che nel corso della storia molti popoli hanno proclamato come base di una convivenza civile possibile e armoniosa, ma che non si è mai potuta realizzare.
Voi pensate che sia un’utopia guardare alla costruzione di un mondo senza quelle dinamiche interiori che sviluppano la sete di potere, di accumulazione di ricchezze e, quindi, producono violenza a livelli così enormi da essere stati e da essere tutt’oggi inimmaginabili proprio da coloro che sono i simili di altri che le realizzano?
Forse la vera etica sta nel capovolgimento di tutto quello che oggi è etica, è morale, è legge e convenzione comune.
Un discorso anarchico? Può darsi, ma è l’unica risposta possibile, sensata, anche se molto lontana nel tempo, che si può dare a tutta questa cattiveria che nasce nel più vuoto niente e si alimenta di sospetti, di difese, di paure e di pregiudizi.
Non è un’utopia lavorare ogni giorno per questo obiettivo. Lo è pensare che sia possibile e fare poi niente perché qualcosa si muova in questa direzione. Lo è pensare che sia possibile e poi viverla come un mondo irraggiungibile e votarsi ad una quotidianità di compromessi che sono una toppa peggiore del buco che si vuole rammendare.
Chi ha fatto a Fiamma ciò che ha fatto, non solo per punizione, ma per educazione, deve essere condannato al volontariato in un canile per molti, molti anni. Anzi, a prendersi cura proprio di Fiamma insieme ad altri.
Devono comprendere che il dolore è universale, che non lo provano soltanto gli esseri “umani”, che non è loro specifica caratteristica, ma che è, purtroppo, condizione di tutti gli esseri viventi.
Sento già molti di voi che pensano o dicono: “Un’ingenuità, bisogna punirli severamente”.
Ci sono esseri umani nella storia che hanno separato errore e errante. Bisognerebbe proprio ricominciare a riascoltarli, a rileggerne gli scritti e ad insegnarli, senza pregiudizi ideologici, ma con la voglia di non vedere più un cane la cui bocca esplode di petardi mentre i nostri figli ridono a crepapelle.
MARCO SFERINI
27 dicembre 2015
foto tratta da Pixabay