Nella consultazione online della lista che il 26 maggio farà riferimento al Partito della Sinistra Europea e al Gue/Ngl, il gruppo parlamentare rosso -verde di Bruxelles, vince il nome «La sinistra». Ma con ogni probabilità dal simbolo più cliccato – 20mila i partecipanti – voleranno via le tre rondini previste.
Ieri la registrazione dell’associazione e del marchio che sarà presentato alla stampa lunedì prossimo.
L’apertura della campagna elettorale sarà invece a Roma il 14 aprile, al Teatro Quirino. Le liste ancora sono in fase di costruzione, l’intenzione è di reclutare molte donne. È certo che fra i candidati ci sarà la parlamentare uscente Eleonora Forenza (di Rifondazione comunista, eletta in L’Altra Europa con Tsipras), la giornalista Paola Natalicchio. E Andrea Costa, riferimento dei volontari di Baobab Experience, il presidente del consiglio comunale partenopeo Sandro Fucito (di Sinistra italiana), il consigliere comunale fiorentino Tommaso Grassi (della lista civica Firenze a sinistra), l’economista Luigi Pandolfi, collaboratore del manifesto. Non ci sarà invece Mimmo Lucano, che deludendo tutti i corteggiamenti (anche quello del Pd) ha deciso di non candidarsi. Rinuncia alla ricandidatura Sergio Cofferati, oggi in Sinistra italiana, «per aiutare il processo di rinnovamento» spiega al manifesto. «’La sinistra è il nostro nome. La nostra parte. Valori, scelte, lotte e passioni», dice il comunicato.
Quanto alle rondini, tornano al nido. Erano state inserite nel simbolo del «terzo spazio» (dopo quello dei sovranisti e quello dei rigoristi) per includere un riferimento alla «Piattaforma Primavera Europea» di Diem 25. Che però con non aderirà alla lista dopo la consultazione continentale degli iscritti (ma quelli italiani erano in maggioranza favorevoli all’alleanza). Forse correranno alcuni esponenti a titolo personale. Sarà «lo spazio di chi si batte contro il nazionalismo delle destre reazionarie che si presenta all’Europa come un’onda nera. Di chi si batte contro il liberismo perché sa che questo, l’austerità, le politiche contro i diritti del lavoro e delle persone, contro l’ambiente, portate avanti in questi anni da chi ha governato l’Europa sono responsabili della crescita di questa onda».
A sinistra del Pd però non sarà l’unica lista. Nella nottata di ieri riunione anche di Verdi e Possibile che oggi presenteranno nome e simbolo della loro corsa. Sono andati a vuoto i molti tentativi di unificare le due liste. Dall’appello di Possibile, raccolto da Rifondazione comunista, fino agli appelli locali. L’ultimo in ordine di tempo, arrivato ieri sul filo del fuorigioco quello dei segretari di Sinistra italiana e di Possibile di Sesto San Giovanni. «Di nuovo i nostri partiti tutti non stanno dando voce alle nostre aspettative», scrivono i due firmatari (Michele Foggetta e Laura Incantalupo), «e lo rendono pubblico in giornate in cui noi, tutte e tutti, avremmo voluto festeggiare un accordo che potesse festeggiare finalmente un’inversione di tendenza». Troppo tardi, troppe distanze fra Verdi e Sinistra italiana. Non programmatiche però.
Ad essere irriducibile è la rottura dei tempi dell’Ilva di Taranto. Per la mancata unione delle due liste, che rischia di far saltare il quorum del 4 per cento a entrambe, potrebbe rinunciare alla ricandidatura Elly Schlein, richiestissima front woman di Possibile e europarlamentare uscente.
Infine nella famiglia di LeU si segnalano rimescolamenti e partenze in direzioni varie. L’associazione «Perimolti», ex «autoconvocati», di Laforgia (Art.1) e Pastorino (Possibile) sostengono «La sinistra».
Torna invece nelle liste del Pd l’europarlamentare uscente Massimo Paolucci. Come Schlein era uscito dal Pd rimanendo a Bruxelles nelle file dei Socialisti e democratici. L’accordo non è perfezionato. Secondo Articolo 1 al Pd sarà indicata una candidatura per collegio. «Fonti del Pd» parlano invece di 1-2 nomi. I renziani in ogni caso protestano.
DANIELA PREZIOSI
foto tratta da Wikimedia Commons