Il Verde Yannick Jadot e Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise hanno sfilato ieri nel corteo parigino, una delle 170 manifestazioni organizzate in tutta la Francia per denunciare salari troppo bassi. Gli altri candidati espressione della sinistra, presenti o meno nei cortei, appoggiano tutti le rivendicazioni del mondo del lavoro. Ma la sinistra arriva frammentata alle presidenziali di aprile, ci sono 5 candidati principali più due secondari, che si fanno concorrenza.
E il conto non è ancora completo: l’ex presidente François Hollande è stato ambiguo qualche giorno fa, facendo planare l’ipotesi di una possibile ricandidatura. I sondaggi anticipano una sconfitta sicura per tutti: nessuno è al di sopra del 10% nelle intenzioni di voto a due mesi e mezzo dal primo turno.
Gli appelli all’unità e a una candidatura unica si sono moltiplicati negli ultimi mesi, mentre ogni candidato propone l’unità ma dietro se stesso. Un movimento nato nella società civile, fondato da due persone – l’imprenditore Samuel Grzybowski, 29 anni, cattolico di sinistra e Mathilde Imer, 31 anni, militante écolo – è arrivato a imporre un processo unitario: da ieri e fino a domenica 30 gennaio, i cittadini che si sono iscritti alla piattaforma «Primaria popolare» potranno votare per scegliere tra una rosa di candidati, indicati dagli organizzatori, chi giudicano il migliore «per far vincere l’ecologia e la giustizia sociale». Gli iscritti sono 467mila, un relativo successo (alla primaria di Europa Ecologia hanno partecipato 122mila persone, a quella dei Républicains, a destra, 140mila).
La Primaria popolare ha però un grosso problema: sono stati messi in concorrenza 7 candidati, ma 3 di loro non vogliono partecipare. Si tratta di Jadot, Mélenchon e della socialista Anne Hidalgo, inseriti nella lista pur essendo non consenzienti.
La candidata Christiane Taubira, ex ministra di Hollande, è la sola ad accettare di partecipare. Questi nomi noti della politica francese sono messi in lizza con tre quasi sconosciuti: il più noto è l’eurodeputato Pierre Larrouturou, poi concorrono Charlotte Marchandise e Anne Agueb-Porterie, impegnate nel sociale ma senza nessuna notorietà. Altri candidati di sinistra non sono stati presi in considerazione, come il comunista Fabien Roussel o i due trotzkisti, Philippe Poutou e Nathalie Arthaud. I candidati in corsa, volenti o nolenti, non hanno mai dibattuto tra loro.
I votanti dovrvanno dare un voto (da «molto bene» a «insufficiente», passando per «bene», «abbastanza bene», «passabile») e il risultato sarà basato su un «giudizio maggioritario».
La piattaforma che organizza questo voto è Neovote, la stessa che ha gestito le primarie di Europa Ecologia e di Lr. Si fa pagare 600mila euro, che gli organizzatori della Primaria popolare hanno quasi trovato grazie a donazioni di cittadini (si può consultare la lista di chi ha versato più di 200 euro, ci sono due imprenditori che hanno dato migliaia di euro ciascuno e concesso un prestito). Solleva perplessità il metodo di controllo dei votanti, dai 16 anni: oltre nome, cognome, telefono e mail, hanno dovuto dare il numero della carta di credito (l’euro prelevato è restituito).
Di fronte ai risultati, domenica sera, cosa faranno i candidati in lizza? I non consenzienti hanno chiaramente detto che non terranno conto del voto. Jadot, che ripete «quando è no è no», ha paragonato la Primaria popolare alla setta del Tempio solare (protagonista di un suicidio collettivo anni fa) e guarda con sospetto la sua ex rivale delle primarie écolo, Sandrine Rousseau, non ostile all’iniziativa. Mélenchon, che potrebbe vincere (sembra ci sia stata una corsa a iscriversi tra i suoi sostenitori), ha definito gli organizzatori «ragazzini pustolosi», chiede di essere «lasciato in pace» e vede nell’iniziativa una mossa dei socialisti in crisi, «se la vedano tra loro».
Anne Hidalgo, che in un primo tempo era sembrata favorevole, adesso ha preso chiaramente le distanze e afferma che non ritirerà la candidatura: «Non vogliono unificare la sinistra, ma distruggerla». Ma nel partito socialista, la primaria è ora usata per spingere Hidalgo (che è sotto il 5% nelle intenzioni di voto) a rinunciare, la numero due del partito, Corinne Narassiguin, sostiene che il risultato «non può essere ignorato». Christiane Taubira, la sola ad accettare di concorrere, non sembra più propensa a rinunciare se non vince, gli altri candidati accusano la Primaria popolare di essere stata organizzata a suo favore.
Un video pirata sembra confermare questa ipotesi: si vede Grzybowski spiegare che l’intenzione è impedire a «Hidalgo, Mélenchon, Roussel, Montebourg e Jadot di ottenere le 500 firme» di eletti (parlamentari, sindaci, consiglieri locali) necessarie per convalidare una candidatura alle presidenziali (l’ex ministro Arnaud Montebourg si è già ritirato). L’intervento a favore di queste primarie da parte di un’attrice, Anna Mouglalis, che nel telefilm politico Baron Noir recita la parte della presidente della Repubblica, ha ancora aggiunto confusione, tra fiction e realtà.
ANNA MARIA MERLO
foto: screenshot dal sito primairepouplaire.fr