Al di là delle dichiarazioni ad effetto – “il nostro programma non è di stare al tavolo, ma di ribaltarlo” – che pure muovono l’applauso di Sant’Apollonia, è il filo del ragionamento di Tomaso Montanari che non mostra smagliature, almeno agli occhi di (quasi) tutta una platea fatta di attivisti di partiti, comitati e associazioni, e per fortuna anche di curiosi, compresi molti under 40. La tappa fiorentina del giro d’Italia “Cento piazze per il programma”, lanciato dall’ “Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza”, cioè ‘quelli del Brancaccio’, e dalle “Rete delle città in Comune”, non offre risposte definitive su un programma di sinistra che, appunto, è un work in progress. Ma segna comunque gli assi cartesiani di un rassemblement, non solo elettorale, “che intende ricostruire la sinistra con un percorso di partecipazione democratica dal basso, e che ci veda tutti sulla stessa rotta, nella stessa direzione”.
Quale direzione? La risposta dello storico dell’arte tiene insieme una provocazione e un giudizio politico: “Alla fine di questo percorso faremo una nuova assemblea a Roma, al Brancaccio. Io vorrei farla il 19 novembre, e non perché quel giorno c’è un’iniziativa politica che vuol fare D’Alema. Lo vorrei fare quel giorno perché, nel 1944, in quel teatro un discorso memorabile lo fece Emilio Lussu, sulla ricostruzione dello Stato dopo vent’anni di fascismo. E lo Stato, negli ultimi 25 anni, è stato di nuovo smontato, pezzo per pezzo”.
In realtà la futura assemblea novembrina del Brancaccio dovrebbe svolgersi una settimana più tardi. Anche per la sensibilità che si deve a chi sta organizzando un percorso politico parallelo. Difficilmente convergente però, se Montanari davanti alle telecamere di La7 osserva: “Le politiche di centrosinistra hanno provocato tanti disastri”. Parole che si accompagnano, pensando alla “sua” Toscana, all’invito rivolto ad Enrico Rossi in un auditorium che ben conosce, e denuncia, la reale natura delle scelte sanitarie e infrastrutturali della Regione: “Lo dico all’amico Rossi: va bene un percorso comune, ma solo se si cambia rotta sull’aeroporto di Firenze, sull’inceneritore, sul sottoattraversamento dell’alta velocità, sulle politiche sanitarie”.
Il diretto interessato si schernisce: “Questo progetto non ha un leader. Credo sia finito il tempo in cui le case si costruivano dai tetti”. Ma i riflettori sono comunque per lui, Tomaso Montanari. Eppure l’auditorium ascolta con attenzione, in sintetici interventi di cinque minuti scanditi da Giulia Princivalli e Alberto Mariani, le parole assai critiche – vedi nuova possibile legge elettorale – di Alberto Cacopardo dei comitati per il “No” al referendum del 4 dicembre. Poi Tommaso Fattori, di Sì Toscana a Sinistra, pronto a rilevare: “Occorre nettezza, radicalità, credibilità: appena un mese fa uno dei leader di Mdp (Pierluigi Bersani, ndr) ha preso pubblicamente le distanze da Jeremy Corbyn sulla rinazionalizzazione dei servizi pubblici. E non dimentichiamo che, senza interconnettersi con il ‘campo di gioco’ europeo, non saremo mai in grado di difendere le nostre scelte politiche dai diktat dell’Ue come il pareggio di bilancio. Dobbiamo imporre la nostra agenda e non inseguire quella degli altri, come abbiamo fatto con i referendum sull’acqua e i servizi pubblici”. Poi disattesi.
Ancora, Massimo Torelli dell’Altra Europa, con un secco intervento a colpi di tweet sul modello coniato da Pablo Iglesias di Podemos. E, fra Dimitri Palagi (Prc), Serena Pillozzi (Si), Serena Spinelli (Mdp) e Miriam Amato (Al), c’è il prof di liceo Andrea Bagni: “ Per chi ha meno di 30 anni, la dimensione della politica è stata terra bruciata fino al 4 dicembre scorso. Non deludiamoli di nuovo”. Chiude Montanari: “Ricordiamolo sempre, il governo è un servizio, non un fine: al governo ci andremo quando avremo la forza di imporre un progetto. Di attuazione della Costituzione, compreso il titolo III”. Il modello economico
RICCARDO CHIARI
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