Non credo nei generici appelli che vorrebbero impedire la perdite di umanità da parte dell’umanità stessa. Non ci si può appellare a qualcuno che ha già smarrito quello che avrebbe invece dovuto valorizzare.
Ma si può fare qualcosa di meglio: si può evitare di rincorrere, come soluzione all’avanzata delle forze neofasciste in mezza Europa, la via già sperimentata del rafforzamento di un campo centrista della politica che ci ha condotto nella situazione di estinzione della diversità dei comunisti e della sinistra comunista rispetto al resto del campo progressista e di quello, appunto, liberal-centrista.
Pensare, anche in Italia, di ridare vita al centrosinistra è una prospettiva politica che condanna la sinistra veramente alla marginalità, perché ancora una volta la mette al servizio di una idea di società che nulla ha a che vedere con l’analisi, il collegamento con la sua gente e la sintesi conseguente che ne dovrebbe trarre per sentirsi ed essere l’unica e vera alternativa alle forze liberiste.
La vecchia (il)logica del “meno peggio”, del fronte popolare (che era ben altra cosa rispetto alle ammucchiate di centrosinistra degli ultimi decenni) contro le destre, non ha funzionato nei tempi del miglior berlusconismo d’annata; volete che funzioni ora? Con tre destre di cui, alcuni, sembrano scorgerne soltanto due?
Se vogliamo interagire nuovamente con un moderno proletariato che è attualmente lontano dalla percezione della politica come qualcosa di utile per il miglioramento delle sue condizioni, lontano dalla percezione, quindi, di una propria coscienza sociale e quindi di una critica complessiva nei confronti del sistema in cui sopravvive, se davvero vogliamo impegnarci in questo difficile compito di ricostruzione della sinistra plurale di alternativa, dobbiamo prendere questa consapevolezza e farne la stella polare del nostro agire: dobbiamo renderci tutte e tutti conto che non si arginano le forze del peggiore populismo e qualunquismo, i neofascismi di casa nostra e di altri paesi con l’illusione dell’unità tra i partiti “democratici”.
La democrazia che reclamiamo noi comunisti non è quella borghese, quella dei centristi: non può esserlo, perché per noi democrazia e socialismo viaggiano sullo stesso convoglio e non su doppie traversine parallele.
La democrazia formale è importante ma lo è ancora di più quella sostanziale. Quest’ultima è quella che deve necessariamente unire giustizia sociale e libertà se vuole vivere, crescere e diventare, lei sì, argine ad ogni tentativo di restaurazione dell’odio tra i popoli, utile fornace di produzione di incandescenti materiali esplosivi per separare i poveri, gli indigenti, i lavoratori e gli sfruttati tutti e creare sempre più guerre tra gli ultimi e permettere così ai padroni, ai grandi della finanza di bearsi non più della “pace sociale”, ma dell'”instabilità”, dell’insicurezza che ne deriva e che consente di ricattare meglio chi non riesce ad uscire dalla disperazione economica quotidiana.
Socialmente siamo tornati alle situazioni descritte dalle canzoni di protesta di Lotta Continua e Potere operaio, quando si denunciava la condizione di sfruttamento nelle fabbriche.
“Gino della Pignone” e soprattutto “Mario della Piaggio” rendono bene l’idea di uno sfruttamento dei ritmi di lavoro che c’era quarant’anni fa e che si ripropone oggi con una violenza inaudita, con pretese che possono essere imposte in assenza di tutto uno stato sociale assente, di un sindacalismo spesso timido nella rivendicazione dei diritti sociali, di uno svuotamento della Legge 300: non per niente l’unico referendum escluso dalla possibilità di essere messo al vaglio del giudizio popolare è stato quello sull’articolo 18.
Pochi giorni fa, in uno stabilimento della ex Fiat, un lavoratore è stato costretto ad urinarsi addosso per non poter interrompere i ritmi di produzione.
Vi domando: quando i padroni si pisciano mai addosso durante la loro impegnativa e creativa gestione degli impianti che possiedono o dei dividendi che si spartiscono?
Basterebbe questo per indignarsi e capire che o si sta dalla parte di chi si piscia addosso o dalla parte di chi lo costringe a questa umiliazione, a questa disumanità.
E il nuovo centrosinistra che qualcuno di sinistra vorrebbe ricreare che fa? Cerca una mediazione per evitare le destre mentre le destre sono già tra noi e non permettono nemmeno di andare al gabinetto per fare un po’ di pipì?
MARCO SFERINI
12 febbraio 2017
foto tratta da Pixabay