Il Festival dell’alta felicità accoglie i suoi ospiti in arrivo da tutta Italia con il volto sorridente di Stefano: «Io sono il primo navigator del movimento Notav, e dò il benvenuto ai volontari offrendo loro tre possibilità di lavoro: griglia, griglia e griglia. Se non le accetti sei fuori: noi crediamo nei valori del M5s che tanto bene fa in Italia». Nei giorni più felici del movimento Notav, quando una festa da quarantamila persone sconvolge la quotidianità di una valle divenuta famosa contro il suo volere, piomba la notizia del via libera del premier Conte. Una “novità” che però non riesce a portare via il sorriso e la voglia di scherzare ai 250 volontari che ieri stavano allestendo l’enorme spazio dove si svolgerà il Festival: da venerdì a domenica.
Sotto una terribile morsa di afa, circondati da prati dove le rane invocano pioggia con il loro canto e aguzze vette alpine, i volontari alzano le spalle: «Non cambia nulla. Si sapeva. Anzi meglio così, perché il M5s in fondo aveva creato spaccature tra ultras contrari e ultras favorevoli al M5s. Ora si può tornare a essere uniti. Molti casini in meno da gestire, anche a livello di relazioni personali».
Il Festival appare come un bolla isolata dal mondo, perché «qui lavoriamo così tanto in questi giorni che almeno la metà di quelli che sono qui presenti non sa nemmeno cosa sia successo», aggiunge sempre Stefano. Ma usciti dalla bolla di cristallo che stanno preparando a Venaus, terra di violentissimi scontri nel 2005, il clima cambia e la voglia di scherzare diminuisce. La sconfitta brucia laddove l’incoronazione del M5s a «unici veri Notav» si schianta contro la realtà delle cose, riportando indietro le lancette del tempo, precisamente al momento del mito fondativo del partito di Luigi Di Maio, il 2008: quando il governo Prodi impose alla sinistra radicale della sua maggioranza il famoso e mai dimenticato in val Susa “dodecalogo”, in cui il Tav veniva imposto punto e basta. Ancora oggi durante le assemblee popolari, anche mille partecipanti nei tempi d’oro, se un rappresentante di Rifondazione prende la parola è probabile che venga zittito malamente in nome del “dodecalogo” e della lontana firma.
Le dichiarazioni più bellicose arrivano dal capo storico del movimento Notav, Alberto Perino: «Se vogliono fare dei martiri in Valle si ricordino che i martiri possono essere molto pericolosi». Frase vagamente minacciosa se si pensa che sabato pomeriggio una corposa marcia in partenza dal Festival raggiungerà il cantiere di Chiomonte distante pochi chilometri.
Intorno a Perino si alza il cerchio dello sconforto e della rabbia: in tantissimi hanno creduto ciecamente nel marzo 2018, di fronte al portentoso trionfo del M5s, che la partita del Tav fosse chiusa. «C’è la Castelli nel governo, è fatta», dicevano. Oggi la sottosegretaria che iniziò la sua lunga marcia proprio nei cortei del movimento Notav in anni remoti è il simbolo per eccellenza, in val Susa, delle sgradevoli capriole cinque stelle entrato nel Palazzo.
Marco Scibona, già senatore del M5s, non rieletto per pochi voti: «Sono incazzato e deluso dal M5s: devono far cadere il governo e tornare a casa e salvare qualcosa. Votare per il Tav è una presa per il culo inaccettabile».
Claudio Giorno, componente della commissione tecnica sulla Torino – Lyon, istituita da Chiara Appendino: «Vedo e leggo disperazione nei grillini per bene, cioè non quelli governativi. La situazione mi pare tragica, comica, perfino grottesca, e ricorda quanto avvenuto nel 2008 con il governo Prodi, anche se nulla è mai uguale. Quella volta andai io ad ammainare le bandiere dei Verdi dai presidi Notav. Quello che colpisce inoltre è che nessuno si dimetta, o faccia un passo indietro, nonostante questa sceneggiata Conte Di Maio e il loro improbabilissimo voto parlamentare. Che poi non si capisce manco bene su cosa».
Luca Perino, è il fotografo ufficiale del movimento Notav. La sua casa si trova nella frazione San Giuliano, poco distante da Susa. Da martedì sera, dal discorso a social unificati dell’avvocato del popolo, ha la certezza che da casa sua dovrà sloggiare, dato che verrà centrata dalla nuova linea ad alta velocità. Le sue parole: «Dico a voi quello che sto scrivendo a Francesca Frediani, consigliera pentastellata in regione Piemonte: il M5s è morto in val Susa. Abbiamo assistito ad una sceneggiata intollerabile, durata mesi, con la presa in giro della valutazione costi benefici: a tutto questo oggi si somma l’inasprimento delle pene proprio per noi e quelli e come noi. Io penso che chi è Notav nel M5s oggi debba autosospendersi oppure far cadere questo governo. Inoltre il garante, Beppe Grillo, dovrebbe intervenire dato che la misura è colma».
Il professor Angelo Tartaglia, già docente del Politecnico di Torino, è il padre dell’analisi scientifica che, ancor prima dell’analisi costi benefici di Toninelli, smontava il Tav: «Dovevano bloccarla nei primi quindici giorni di governo, e poteva farlo. Come del resto potrebbero farlo ora. Non hanno voluto, hanno perso tempo, dilatato i tempi, ignorato le nostre osservazioni tecniche che sono incontrovertibili. Non ero ottimista ma quanto accaduto riesce ancora a sorprendermi».
MAURIZIO PAGLIASSOTTI
foto tratta dalla pagina Facebook del Movimento No Tav