Il Partito democratico ora si è, letteralmente, votato al nuovo proporzionale, quello con lo sbarramento al 5%; quello che impedirebbe a Salvini di avere una maggioranza certamente qualificata a dominare tanto le due Aule legislative quanto altre istituzioni della Repubblica; quello per cui storcono il naso LeU e Renzi: gli uni sicuri di non raggiungere la soglia e l’altro sicuro di poterla forse raggiungere e di diventare ago della bilancia al posto di LeU quanto meno al Senato.
Il Partito democratico torna alla proporzionale. Sarebbe stato un titolo che “Liberazione” ed anche “il manifesto” avrebbero potuto fare: l’una se come quotidiano fosse ancora in vita grazie al mantenimento del finanziamento pubblico per i giornali anche di partito e grazie magari a più numerosi lettori comunisti; l’altro se non fosse così ondeggiante nel mare del centrosinistra, tanto da sbattere ora contro LeU e ora contro le sardine.
Il Partito democratico, dunque, riabbraccia la proporizionale. O “il proporzionale“. Ecco qual’è il problema: ma la proporzionale è genitore 1 o genitore 2 della futura democrazia anti-salviniana?
(m.s.)
foto di Alessandro Capotondi da Flickr