La “Nova” costituente del M5S: Conte ha bisogno di 45mila voti

Sabato la kermesse del Palazzo dei congressi, ospite la socialconservatrice Sahra Wagenknecht

Da ieri mattina sono cominciate le votazioni degli iscritti al Movimento 5 Stelle: si tengono in occasione dell’assemblea generale convocata da Giuseppe Conte all’indomani delle elezioni europee dello scorso giugno, quando l’asticella dei consensi si fermò al di sotto del 10%.

L’evento rokano del Palazzo dei Congressi, chiamato Nova, comincerà invece sabato nel primo pomeriggio. Ma lo statuto del M5S prevede ancora che la partecipazione degli iscritti alle scelte avvenga attraverso il voto online. Dunque, le consultazioni avverranno nell’arco di quattro giorni, da giovedì a domenica, e per un paio di giorni scorreranno in parallelo all’evento in presenza, che ricalca molto il modello talk-show (una serie di panel tematici con ospiti esterni).

A questo punto, gran parte delle attenzioni è concentrata sull’affluenza al voto digitale. Dopo l’annunciata «pulizia» delle iscrizioni silenti da troppo tempo (operazione guardata con esplicito sospetto da Beppe Grillo e dai suoi) dai vertici del M5S hanno fatto sapere che al momento gli iscritti validi sono circa 89 mila.

Sul ruolo del presidente, del garante, sulle modalità di votazione per le modifiche statutarie, sul comitato di garanzia e sul nome e sul simbolo serve che almeno la maggioranza assoluta degli iscritti partecipi affinché la votazione non debba essere ripetuta: in pratica 44.473 persone devono trovare del tempo tra oggi e domenica per collegarsi al sito e dare il proprio contributo.

Per tutti gli altri quesiti, il quorum non serve, ma dal pnto di vista dei contiani sarebbe auspicabile che la soglia della maggioranza dei votanti si raggiungesse per evitare polemiche e speculazioni di sorta. Si spiegano così gli appelli al voto di Conte, che in questi giorni si gioca di fatto la sua carica di leader. Le condizioni per restare le ha esplicitate proprio l’altro giorno: occorre disarmare i poteri del garante e fondatore Grillo, accogliere la collocazione progressista e riconoscere ai vertici la facoltà di stipulare alleanze.

Lo stesso Conte interverrà al termine di ognuna delle due giornate di assemblea in presenza, alla quale sono attese circa tremila persone. Alla domenica dovrebbe annunciare il buon esito del voto e, sperano i suoi, proclamare la nuova fase, quella de-grillizzata, della vicenda pentastellata. Dato per assodato che si derogherà una volta per tutte al tetto dei due mandati, resta il tema del simbolo.

Cambierà anche quello? «È un quesito che non mi sono mai posto ha spiegato ieri Conte – Io non ho ancora votato. Sono molto indeciso perché da un lato il brand andrebbe conservato, dall’altro siccome è un processo di rifondazione così coinvolgente, travolgente, dei segnali anche importanti di rinnovamento andrebbero dati».

Grillo al momento non ha fatto sapere se e in che modo sarà a Roma. Mentre una posizione terzista, accostabile a quella formulata da Marco Travaglio, è quella di Chiara Appendino. Che parteciperà al voto e all’assemblea, e dunque non aderisce ai sotterranei inviti al boicottaggio, ma propende per un M5S più autonomo. «Ragioniamo su noi stessi, troviamo una nostra identità – sostiene – La mancanza di identità sta portando al risultato che il Partito democratico sta fagocitando il M5S. Torniamo protagonisti, e poi ragioniamo di ipotetiche coalizioni».

A proposito di coalizioni, c’è un’indicazione evidente nel programma di Nova: l’unica leader politica ospite è Sahra Wagenknecht, esponente della cosiddetta «sinistra conservatrice» tedesca, contro la Nato ma diffidente verso i migranti. Il M5S del dopo-Grillo va verso i progressisti, ma ha ancora qualche tic «né di destra né di sinistra».

GIULIANO SANTORO

da il manifesto.it

foto: screenshot tv

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Politica e società

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