Ἐλέφαντα ἐκ μυῖας ποιεῖς.
Pare che sei maturandi su dieci nei licei classici della Repubblica siano in lutto. Si sono parati a nero per via del fatto che gli toccherà affrontare la versione di greco antico alla prossima prova dell’esame di Stato.
Li capisco. Ho avuto anche io un rapporto di amore e odio con la lingua greca: amavo di più la lingua di Virgilio e riuscivo meglio nelle traduzioni tanto della facile sintassi di Cesare quanto in quella più complicata di Cicerone o di Tacito.
Però la lingua greca è uno stimolo ulteriore a fare meglio, ad esercitarsi maggiormente con una musicalità che il latino comunica meno.
Provate a viverla così, ragazze e ragazzi: con la leggerezza forte della bellezza dei suoni. Leggete alcune tragedie greche e la troverete tutta questa armonia.
Non vestitevi a lutto. Magari nemmeno a festa. Ma state tranquilli: con un po’ di pratica in questi mesi (partendo da Senofonte e passando magari anche per Tucidide e per il meno frequentato geografo Strabone) riuscirete ad individuare tutta quella musica e a sopportare il peso del grande “Rocci”.
(m.s.)
foto tratta da Pixabay