Gira su Facebook una tabellina esemplificativa della riforma costituzionale di Renzi e Boschi in merito al Senato della Repubblica. Una tabellina apparentemente innocente, dove, per titolo, viene messa la frase ad effetto: “Così lo capisce anche un bambino”.
Chi l’ha fatta forse non conosce bene i bambini, o meglio la mente dei bambini. E anche se lo siamo stati tutte e tutti, i bambini non si lasciano convincere da ciò che vedono e leggono per la prima volta, non accettano ciò che gli si pone innanzi aprioristicamente, per partito preso: ma quel bel cervellino che hanno lo usano e fanno domande.
E fanno le domande più semplici e dirette e, quindi, mi calo con la mente di bambino ad osservare lo schemino che i sostenitori del “sì” ci vorrebbero far credere essere la riduzione ad estrema sintesi e semplicità di un passaggio di cambiamento molto più complesso e articolato.
Secondo il grafico “Prima della riforma” la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica sarebbero eletti dai partiti. E’ falso.
A meno che la Costituzione non sia già stata cambiata senza che nessuno lo sapesse, le due Camere sono elette a suffragio universale e diretto dal popolo italiano.
Che poi siano state elette con una legge elettorale (il famigerato “Porcellum”) dichiarata incostituzionale perché, proprio come l’Italicum, attribuisce il potere di decisione della composizione delle liste alle forze politiche e non consente l’indicazione della preferenza da parte dei cittadini, è un discorso che nulla ha a che vedere con le regole del gioco d’elezione del Parlamento.
Cosa c’entra la Costituzione con la legge elettorale? Forse esiste una norma in Costituzione che fa riferimento al metodo d’elezione dei due rami del Parlamento? Non esiste. E quindi affermare che “prima della riforma (costituzionale, ndr.)” Camera e Senato erano eletti dai partiti non è una e-semplificazione, ma una falsità bella e buona. Una captazio benevolentiae, anche qui, per attrarre un consenso estorto ai cittadini mediante una mistificazione della realtà dei fatti e delle regole.
Seconda parte dello schemino: si afferma graficamente che “dopo la riforma (costituzionale, ndr.)” la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica saranno eletti dai cittadini.
Attualmente è in vigore una legge elettorale che si chiama “Italicum” e che prevede la divisione dell’Italia in cento collegi elettorali, la necessità che si raggiunga il 40% dei consensi per poter accedere al premio di maggioranza alla sola Camera dei Deputati per ottenere il 55% dei seggi. Qualora nessuna forza politica al primo turno ottenga quel famigerato 40% (molto lontano dal 50% più 1 dei voti previsto dalla “Legge truffa” di De Gasperi… almeno in quel frangente persino la Democrazia Cristiana mostrava senso dello Stato nel volere cercare comunque già da subito la maggioranza assoluta e ottenere poi una compensazione per stabilizzarla ed avere potere governativo “stabile”), allora si ricorrerà al secondo turno, al cosiddetto “ballottaggio”.
Questo si terrà tra le due forze politiche che al primo turno hanno ottenuto maggiori voti: quindi, facciamo un esempio, se la forza politica A ha ottenuto il 30% dei voti e la forza politica B il 25%, vanno al ballottaggio ed è possibilissimo che vinca la forza politica B e che con il solo 25% dei voti validi vada ad intascarsi un premio di maggioranza che la porterà ad avere il 55% dei seggi della Camera.
Con un quarto dei voti totali validi presi al primo turno si ottiene, alla fine, il dominio di uno dei due rami del Parlamento, quello che, secondo la controriforma di Renzi e Boschi, sarà l’unico ad avere il potere di dare la fiducia al governo, di legiferare su ogni materia, mentre, come sappiamo, il Senato sarebbe ridotto a 100 membri, di cui 95 eletti dai consigli regionali (scelti non si sa bene come visto che non esiste ancora nessuna legge attuativa per questo articolo modificato della riforma) e 5 di nomina del Presidente della Repubblica.
I cittadini, dunque, non eleggerebbero più il Senato della Repubblica con suffragio universale e diretto.
Invece, dallo schemino, scopriamo che il Senato viene eletto al 100% dai cittadini tutti. Lo stratagemma per permettersi di mentire così spudoratamente è presto detto: i sostenitori del “sì” affermano, con una specie di mal costruito sillogismo elettoralistico – politico, che comunque i sindaci e i consiglieri regionali vengono eletti dai cittadini e, quindi, quelli che andranno in Senato saranno espressione comunque della volontà popolare.
Così esprimendosi, si potrebbe arrivare a dire che l’amministratore del condominio, eletto dall’assemblea del suo stabile, e che magari domani si candida per la carica di sindaco, ha addirittura una doppia delega popolare: una più ristretta da spacciare, nella fantasia folle che ormai divora le menti, come elezione primaria di quartierino e la seconda, quella vera, come elezione secondaria.
Il Presidente del Consiglio mostra in diretta streaming addirittura una scheda elettorale per affermare che il Senato sarà ancora eleggibile dai cittadini. Peccato che non esista nessuna legge né ordinaria e nemmeno costituzionale che preveda l’elezione del Senato della Repubblica da parte del popolo.
Siamo davanti ad un fiume di bugie che serve a sostenere il fondale di cartapesta dietro al quale c’è l’amara verità che non possono dire: che nella riforma non esiste nessun articolo che esplicitamente affermi che il governo assume un ruolo centrale nella vita della Repubblica a scapito del Parlamento, ma che l’insieme della controriforma stessa modifica così a fondo l’attuale Costituzione da creare le condizioni per azzoppare le Camere, per renderle solo strumento di ratifica delle decisioni del governo che, non contento di tutto questo, ha anche inserito nel testo di riforma i tempi che il Parlamento dovrà seguire nel valutare le proposte dell’esecutivo.
Mai s’era visto nella storia d’Italia ed europea che un governo scrivesse una nuova Costituzione proponendone la modifica della vigente con ben 47 articoli cambiati. Spetta al Parlamento la proposta di modifica della Costituzione e non all’organo deve eseguire la volontà del legislatore.
Già questo elemento dovrebbe bastare per dire NO il 4 dicembre ad una controriforma che viene presentata come estensiva della partecipazione popolare mentre è l’esatto opposto.
Alle menzogne del “sì” rispondiamo con la verità di ciò che oggi è ancora in vigore, tangibile e che è la migliore espressione pratica della più nobile parte della storia del Paese: la Resistenza antifascista e la fondazione di una Repubblica dove al centro stava e sta ancora la volontà sovrana del popolo attraverso l’elezione diretta, senza doppi turni e altri maneggi, del suo Parlamento.
Non è la Costituzione l’impedimento allo sviluppo sociale del Paese, ma sono i governi ad interpretarne le norme e a piegarle al loro volere o a quello di chi rappresentano: banchieri, finanzieri e una Europa che richiede meno discussioni e più mano ferma per la tutela di privilegi economici che vengono fatti ricadere tutti, e sempre, sulle tasche e le spalle dei più deboli.
Il 4 dicembre rovesciamo il disegno in atto, diciamo NO per riaffermare la Repubblica democratica e parlamentare italiana.
MARCO SFERINI
2 dicembre 2016