Leggo su “la Repubblica” che, dopo 16 anni, Mark Covell è ritornato alla Diaz.
C’è una memoria importante che va riproposta ogni anno, proprio come il 27 gennaio quando si ricorda l’apertura dei cancelli di Auschwitz, la fine dell’olocausto e di ogni sterminio nazista contro tutti gli “inferiori”.
C’è una memoria importante che è più attuale, meno lontana nel tempo: quella dei fatti del G8 di Genova. Ha ragione il giornalista Mark Covell che finì in coma per le manganellate prese. Vi stette 14 ore in quel limbo tra la vita e la morte. Per quale motivo? Solo perché svolgeva il suo ruolo di cronista.
Molti giovani e meno giovani vennero picchiati perché avevano una opposta idea di mondo rispetto a quella del potere che li voleva allontanare da Genova, schiacciare con la repressione.
Questa memoria va preservata. Ha ragione Mark Covell: “I ragazzi devono sapere”.
A memoria si aggiunge memoria. Perché il tempo passa e le generazioni avanzano, crescono e rischiano non tanto di dimenticare ciò che sanno ma, bensì, di non sapere ciò che è realmente avvenuto.
(m.s.)
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