Quello dell’ “aumento dei poteri” ad una determinata carica dello Stato o degli Enti locali, oppure quello delle “leggi speciali” sono temi che vengono inseriti sempre in un contesto politico frenetico, privo di una linearità capace di inserirsi in un dibattito anche animato ma civile.
La tragedia avvenuta nel quartiere di San Lorenzo sta diventando, quasi per antonomasia, “emergenziale” a tutto tondo e rappresenta un disagio diffuso nella popolazione che non può essere ignorato e cadremmo davvero nella trappola tesa ad ogni dove dai nostri avversari di destra, quella dell’invenzione del “buonismo”, se minimizzassimo l’accaduto perché a compierlo sono stati tre individui (mi dispiace ma io non riesco a chiamarli né persone e tanto meno “vermi” o “bestie”, come invece da alcune parti del governo si fa, per il rispetto che porto prima di tutto agli esseri umani e poi anche alle altre specie come quelle animali vertebrati o invertebrati che siano) di colore.
La pigmentazione della pelle non c’entra se non per chi fa di tutta l’erba un fascio, massimizza ed estremizza dal particolare all’universale ciò che non è onnicomprensibile socialmente.
C’entra il fatto che la brutalità di qualunque gesto, contro chiunque compiuto, non può diventare il pretesto per armare di leggi speciali la Repubblica, farne un far west con decreti d’emergenza, innalzamenti del diritto di difesa sopra ogni giudizio di legge.
Il Paese non deve diventare un campo di battaglia, ma deve recuperare quegli spazi di degrado morale e civile come il terribile luogo della tragedia di Desirée proprio al popolo, alla fruizione completa da parte di bambini, giovani e adulti, creando quelli che sono diventati un’immagine deformata dal pregiudizio: centri sociali, centri di sviluppo della socialità e quindi l’opposto della ricerca dell’esercito per le strade, della militarizzazione del territorio e della sicurezza affidata soltanto alle armi in pugno piuttosto che alla certezza di avere comunità impermeabili alla malavita, alla seduzione del facile profitto derivato dagli stupefacenti o da qualunque tipo di altra attività che diventa ufficio di collocamento della disperazione sottoproletaria moderna.
L’aumento dei poteri di un Sindaco non ha nessuno scopo di deterrenza, ma è elemento di amministrazione dell’ordine pubblico che non previene i reati o contiene il degrado: agisce solo quando tutto è già accaduto. E’ una misura non preventiva ma repressiva ispirata da una logica securitaria che altro non fa se non restringere gli ambiti di libertà dei cittadini, seppur involontariamente nell’intriseco dettato della norma, ma volontariamente in chi la ispira, la detta e la approva.
Da mesi assistiamo ad una interpretazione restrittiva dei diritti sociali e, parimenti, ad un attacco quotidiano a storici diritti civili che pensavamo inattaccabili “perché ormai siamo nel 2018”. Non esiste modernità alcuna che ci metta al sicuro dal sovvertimento delle regole democratiche.
Il passato sembra essere sempre una giustificazione temporal-morale su quanto di orrorifico è accaduto in Europa e nel mondo: “Non potrà più accadere” che si aprano campi di sterminio, che si disprezzi la gente per il colore della pelle, per quella che è l’invenzione delle razze, per il credo politico o religioso, per quello filosofico, per quello persino scientifico.
Eppure accade. Ogni giorno. La violenza verbale è solo l’anticamera di comportamenti di odio che sempre più spesso vengono messi in essere.
L’Europarlamento ha dichiarato bandite dall’Unione tutte le organizzazioni che si rifanno al fascismo e al nazismo, che si dichiarano più o meno apertamente a due criminali manifestazioni della disumanità umana.
E’ un bene che ciò sia avvenuto: non ci sono, almeno legalmente, scuse per questi individui: propagandare un crimine è essere in nuce criminali.
Hanno la dignità di essere idee quelle che si fondano sulla creazione di un miglioramento sociale e non sul controllo, sulla classificazione delle differenze come fenomeni negativi su cui porre uno stigma, separando esseri umani da altri esseri umani, codificandoli come se si trattasse di livelli di qualità da determinare in base all’origine, al colore della pelle o alla religione e via dicendo.
Dobbiamo essere consapevoli che la via dei “poteri” e delle “leggi speciali” è la via che conduce a questo tipo di società tirannica che oggi si fa fatica ad immaginare se la si paragona storicamente al Terzo Reich o alla dittatura fascista.
I paragoni possono essere solo sociologici, possono investire solo l’indagine umana, relazionale dentro il contesto che genera la trasformazione dell’individuo singolo e la massa in un mostro e una mostruosità che accetta di essere tiranneggiata in nome proprio della libertà.
La forza del diritto deve prevalere senza “poteri” e “leggi speciali”: ma deve prima di tutto vincere la cultura, la voglia di apprendimento per studiare a fondo i drammi causati da una economia che impoverisce sempre più persone e le costringe all’infelicità, alla ricerca della fuga dalla realtà che si realizza in tanti modi. Dalle droghe, usate negli anni ’70 per distrarre masse di giovani dai problemi sociali e, al contempo, fare lucrosi affari sulla loro pelle…, fino alla valorizzazione brutale degli istinti di rabbia, di vendetta, di annullamento dell’altro da noi.
La nostra Repubblica può ancora scampare questo pericolo. Ma la Repubblica è fatta prima che dalle Istituzioni, dai cittadini tutti: dunque spetta ai cittadini salvarla e metterla al riparo da autoritarismi e svolte ducesche. Siamo ancora in tempo. Abbiamo una Costituzione.
Ciò implica l’uso della “libertà” nella riqualificazione delle nostre città, dei nostri paesi: la libertà, si sa, non dovrebbe far paura ai popoli, ai cittadini, ma ai poteri, ai governi… Meglio nasconderla dietro il velo ipocrita della sicurezza…
MARCO SFERINI
26 ottobre 2018
foto tratta da Pixabay