Tutto sulla fiducia, tutto per la fiducia, tutto nella fiducia. Al Senato la legge elettorale passa con cinque voti di fiducia. Quanta fiducia, quanta solerzia nel proclamarsi fedeli servitori del governo in materia di regole generali della comune presentazione di qualunque cittadino alla prova del voto.
Del resto, come negare la fiducia a chi proverà a mantenere uno status quo politico che garantisce, come ovvio, un potere, che tutela i grandi interessi economici ed esprime il meglio dell’antisocialità?
La borghesia ha ritrovato la sua compattezza.
Ora tocca alle classi sociali “non borghesi”, ai lavoratori e alle lavoratrici, ai disoccupati, ai precari, a tutti coloro che vivono e sopravvivono del loro salario tornare a prendere coscienza di tutto ciò e unirsi in un nuovo patto federativo che non sia fatto di mera protesta per l’ovvia necessità dell’onestà nella e della politica. Ma che pretenda, invece, di diventare un contraltare sociale allo status quo sancito dalla grande fiducia che in questi giorni si respira nella ampie aule del Parlamento della Repubblica.
(m.s.)
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