Non c’è solo l’imminenza del 27 gennaio, dove nel Giorno della memoria si ricordano le vittime della barbarie nazista, a rendere puntuale e preziosa la pubblicazione di una nuova edizione di Se Auschwitz è nulla (Bollati Boringhieri, pp. 160, euro 12) di Donatella Di Cesare, ampliata e aggiornata rispetto al testo uscito per Il Melangolo nel 2012. C’è anche la stagione di crisi e incertezza nella quale la pandemia ha precipitato la società globale che ha visto riemergere nel dibattito pubblico dispositivi e retoriche all’insegna del complottismo che la stessa filosofa ha affrontato a più riprese, in particolare nel suo recente Il complotto al potere (Einaudi).
Il nesso tra questi piani e dimensioni in realtà diversi e lontani risiede proprio nel definirsi della strategia dei negatori della realtà della Shoah non tanto nei termini di una sfida posta riguardo alla memoria e al passato, quanto piuttosto come tentativo di egemonizzare in qualche modo il presente, trasformando la volontà di negare lo sterminio degli ebrei d’Europa nell’annuncio di una nuova minaccia. Il quadro nel quale inserire oggi l’analisi delle strategie messe in atto dal variegato circuito dei negatori della Shoah, deve infatti tener conto del fatto che, come scrive Di Cesare, «il negazionismo è una forma di propaganda politica che negli ultimi anni si è diffusa entro lo spazio pubblico coinvolgendo ambiti diversi e assumendo accenti sempre più subdoli e violenti».
Dai negatori della pandemia a chi banalizza l’emergenza climatica, per non citare che i casi più evidenti, è «una vera e propria storia dei negazionismi nel XXI secolo», quella che resta oggi da scrivere. Un orizzonte alla base del quale, «nel rifiuto della “versione ufficiale”, nella millantata ricerca di una “informazione alternativa”, il negazionismo lascia intravvedere quel dispositivo del complotto che ne costituisce la matrice». E «il mito potente del “complotto ebraico mondiale”» resta un architrave nel definirsi di tali retoriche.
Ciò che di Cesare aveva già evidenziato nella prima versione di quest’opera ma che ha assunto se possibile una portata ancora maggiore nel frattempo, riguarda poi il pieno dispiegarsi di una strategia ancora più devastante che, attraverso la messa in discussione della realtà di Auschwitz mira in realtà ad individuare nuovamente negli ebrei, fautori della «truffa» della memoria, il nemico dell’umanità.
Se negare lo sterminio e cancellare finanche le tracce delle camere a gas era già obiettivo esplicito degli stessi nazisti, dopo decenni in cui il negazionismo ha cercato di rivendicare incredibilmente un qualche spazio all’interno del dibattito storiografico – tentativo messo in atto ad esempio da figure come quella di Robert Faurisson, scomparso nel 2018 -, l’orizzonte è ormai dominato da una sfida ulteriore. Il processo è in atto da tempo, ma anche utilizzando lo strumento della rete, e più tardi dei social, è perlomeno dalla stagione dell’attacco alle Twin Towers che «i cliché negazionisti si mescolano con le ossessioni complottiste»: una convergenza che «dà luogo allo schema interpretativo della macchinazione» che ha caratterizzato l’ultimo ventennio.
Ad essere al centro dell’offensiva non sono più le camere a gas, ma l’idea che la memoria della Shoah rappresenti il fondamento ideologico del Nuovo Ordine Mondiale, e se si vuole della stessa globalizzazione. E che, «maestri nell’enfatizzare la propria condizione vittimaria, abili nel far leva sulla cosiddetta “unicità” di Auschwitz, che coprirebbe altri genocidi ben più gravi, esperti nella “industria dello sterminio”, con i suoi riflessi sull’“hoollywoodismo”, gli ebrei avrebbero saputo trarre profitto dalla “menzogna” per fondare lo Stato di Israele».
Dall’Europa al Medio Oriente, dagli hitleriani di ultima generazione ai fascisti del terzo millennio, dai malcelati razzisti ai cattolici integralisti, dai militanti filoislamici agli adepti del rossobrunismo i negazionisti rinviano perciò esplicitamente al «complotto mondiale». Riprendendo in forme nuove il leitmotiv della propaganda antiebraica, gli «Eichmann di carta» minacciando il passato cercano così di insidiare il futuro.
GUIDO CALDIRON
foto tratta da il manifesto.it
Lunedì 24 gennaio alle ore 20 presso il Cinema Farnese di Roma si terrà la presentazione di «Se Auschwitz è nulla». Donatella Di Cesare dialogherà con Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah, figlio di Shlomo Venezia, a cui la serata è dedicata. Partecipano all’incontro Marco Damilano, direttore de L’Espresso, Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e Andrea Riccardi, Fondatore della comunità di Sant’Egidio.
La presentazione lunedì 24 a Roma
Donatella Di Cesare insegna Filosofia teoretica alla Sapienza di Roma. Tra le sue opere: «Heidegger e gli ebrei. I Quaderni neri» (2016), «Terrore e modernità» (2017), «Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione»(2017), «Marrani. L’altro dell’altro» (2018, )«Il complotto al potere» (2021) e «Il tempo della rivolta» (2021).