“…Ils proclamaient avec furie le droit; ils voulaient, fût-ce par le tremblement et l’épouvante, forcer le genre humain au paradis. Ils semblaient des barbares et ils étaient des sauveurs.
Ils réclamaient la lumière avec le masque de la nuit.
En regard de ces hommes, farouches, nous en convenons, et effrayants, mais farouches et effrayants pour le bien, il y a d’autres hommes, souriants, brodés, dorés, enrubannés, constellés, en bas de soie, en plumes blanches, en gants jaunes, en souliers vernis, qui, accoudés à une table de velours au coin d’une cheminée de marbre, insistent doucement pour le maintien et la conservation du passé, du moyen-âge, du droit divin, du fanatisme, de l’ignorance, de l’esclavage, de la peine de mort, de la guerre, glorifiant à demi-voix et avec politesse le sabre, le bûcher et l’échafaud. Quant à nous, si nous étions forcés à l’option entre les barbares de la civilisation et les civilisés de la barbarie, nous choisirions les barbares.”
(Victor Hugo, Les Misérables)
“Ecco il nuovo mattino che si leva”. Così ha dichiarato Jean luc Mélenchon innanzi ai militanti de La France Insoumise riunitisi a Parigi dopo i risultati elettorali che vedono il movimento nato nel Febbraio 2016 a sostegno della sua candidatura, oltrepassare il 19 % dei suffragi (contro il 14% cui era all’inizio accreditato e ben oltre l’ 11% del 2012).
Al di là dell’importanza assoluta di una sinistra a due cifre, la quale, senza la candidatura del socialista “frondeur” Hamon, uscito dal cappello delle primarie del PS un anno dopo la candidatura di Mélenchon, anche al netto della non totale sovrapponibilità dei voti, avrebbe potuto arrivare al ballottaggio (Hamon ha preso il 6,5% di voti di sinistra a sinistra della socialdemocrazia. Sarebbe bastata la metà di tali voti per giungere al secondo turno), il dato importante, inedito e non percepito dalla vulgata mediatica che parla di un’Europa divisa fra “riformisti” e “populisti” (analisi che mostra quanto avesse ragione Marx nell’indicare nel pensiero dominante il pensiero della classe dominante), è quello di un movimento di base, radicato e radicale, il quale è nato e si è sviluppato attraverso migliaia di iniziative locali, di gruppi di studio, di analisi filosofiche, culturali e politiche di altissimo livello elaborate da militanti di base, cittadini, comitati e intellettuali.
Un lavoro carsico e quotidiano svolto in ogni territorio della Francia e in contatto con le diverse esperienze della sinistra mondiale, dalla Tunisia del Fronte delle sinistre, alla Spagna di Izquierda Unida e di Podemos, alla Grecia di Syriza, con tutte le sue contraddizioni, all’America latina delle rivoluzioni bolivariane, obiettivo principale del fuoco ad alzo zero ( e a pari quoziente intellettivo) dei media di cui sopra, che, con un malcelato retropensiero coloniale, derubricano le straordinarie esperienze latinoamericane a mero folklore, quando non a “dittatura”, soprassedendo su ciò che sono stati gli anni Ottanta e Novanta in quei Paesi, martoriati dalle dittature senza virgolette prima, e dai “mercati” dopo, e sui milioni di individui emancipati dalla fame e dall’ignoranza grazie ad esse, cosa che, evidentemente, dà molto fastidio ai sostenitori della diseguaglianza globale del reddito.
Il simbolo de “La France Insoumise”, termine significante – sia detto per i traduttor dei traduttor d’Omero che scrivono sui giornali italiani – “La Francia non sottomessa”, è la lettera greca phi, iniziale della parola “philosophie”, filosofia, che in greco significa in primis “amore per il sapere”, posta a simbolo della necessità di costruire non solo e non tanto un movimento elettorale, quanto un intellettuale collettivo (ah, se gli italiani sapessero quante volte è citato Gramsci nelle iniziative francesi!) in grado di emanciparsi ed autoemanciparsi attraverso la costruzione di una cultura alternativa a quella dominante, che rifondi un linguaggio politico così da dare alle classi subalterne uno strumento autonomo di comprensione della realtà.
L’attenzione alla cultura è, del resto, uno dei punti fondamentali de La France Insoumise, come è giusto che sia in un Paese figlio del pensiero illuminista rivoluzionario senza il quale il socialismo mai sarebbe esistito, in un Paese che ha visto svilupparsi forme di pensiero originali come quella dell’immenso Jean Jaurès, che uniscono marxismo ed umanesimo, in un Paese che già nel 1905 aveva una legge sulla laicità e nel quale l’aggettivo “repubblicano” è preso molto sul serio, così che, fra le tantissime proposte contenute nel programma “L’avenir en comun” (un libro andato velocemente e più volte esaurito nelle librerie francesi, come posso direttamente testimoniare avendo tentato più volte di acquistarne una copia), spicca quella di dar vita ad un’emittente televisiva euromediterranea che, come Tele Sur in America latina, veicoli una cultura ed una narrazione diversa da quelle imposte attraverso l’imperialismo culturale di un occidentalismo che sta sempre di più rifluendo nel fascismo e nella xenofobia.
Un altro punto fondamentale del movimento francese è l’ecosocialismo, ossia l’unione del pensiero ecologista con quello socialista, nella consapevolezza che il Pianeta in cui viviamo è l’unico ambiente nel quale l’essere umano può vivere, e che, dunque, nessun socialismo è possibile senza la sopravvivenza di tale ambiente; l’ecosocialismo, il cui manifesto teorico è stato elaborato già nel 2012, è l’orizzonte culturale e politico strategico nel quale si muove la France Insoumise, che, lungi dall’essere quel coacervo di sovranismo e populismo di cui i media italiani hanno parlato distrattamente nelle ultime settimane, quando ne hanno “scoperto” l’esistenza, è una forza repubblicana ed internazionalista; repubblicana perché vede nella Repubblica, ossia nella comunità autogovernante di umani liberi e pensanti, il perimetro politico e culturale nel quale costruire una società democratica e socialista; internazionalista perché la costruzione del socialismo esige, per la sua natura libertaria e liberatrice, una dimensione sovranazionale, tanto più in un tempo di globalizzazione quale il nostro.
In sintesi, il movimento de La France Insoumise, che ha sostenuto la candidatura di Jean Luc Mélenchon, e che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone, dagli oltre centomila della manifestazione parigina del 18 Marzo, ai settantamila di Marsiglia e di Tolosa,alle decine di migliaia di piccole e grandi iniziative locali, sino alle originali iniziative che hanno “moltiplicato” il candidato attraverso degli ologrammi i quali ne mandavano il comizio in contemporanea in diverse sale, non è assolutamente quello di cui ci hanno parlato i mezzi di comunicazione italiani, che ne hanno dato un ritratto palesemente sminuito, falsato e francamente imbarazzante per un giornalismo che dovrebbe essere in primis approfondimento della realtà e disvelamento della stessa, e non velina perennemente governativa dal lessico scontato e degradante in primis per chi scrive.
In attesa dello sviluppo di un analogo movimento in Italia, non possiamo dunque che ringraziare i compagni francesi, in primis Jean Luc Mélenchon, straordinaria figura di intellettuale e di umanista, ancor prima che politico, per tutto quello che hanno fatto, che fanno e che faranno, per la loro Repubblica, per l’Europa e per i popoli del Pianeta, e non possiamo che biasimare la meschinità di una cultura media italiana che mostra il proprio provincialismo nella misura in cui rinuncia ad approfondire e ad analizzare, riducendo la complessità dei fatti ad un semplicistico coacervo di frasi fatte.
ENNIO CIRNIGLIARO
25 aprile 2017
foto di Jeanne Menjoulet tratta da Flickr (sotto licenza Creative Commons)