La divisione dei poteri

Questo il titolo apparso pochi minuti fa sulle testa online: “Salvini indagato per sequestro di persona. L’ira del ministro: “Io eletto, i giudici no”.” A Salvini vanno immediatamente ricordate...

Questo il titolo apparso pochi minuti fa sulle testa online: “Salvini indagato per sequestro di persona.
L’ira del ministro: “Io eletto, i giudici no”.”

A Salvini vanno immediatamente ricordate due cose: per fortuna la Costituzione Italiana prevede la divisione dei poteri retaggio dell’illuminismo e dello “esprit de la lois” di Montesquieu. Divisione dei poteri garantita dalla Costituzione Repubblicana che all’articolo 104 recita:

1) “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
Il Consiglio superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica.
Ne fanno parte di diritto il primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione.
Gli altri componenti sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie, e per un terzo dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio.
Il Consiglio elegge un vice presidente fra i componenti designati dal Parlamento.
I membri elettivi del Consiglio durano in carica quattro anni e non sono immediatamente rieleggibili.
Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.

Non ci troviamo negli USA con i giudici elettivi, ma bisogna riconoscere che quello dei giudici elettivi è un antico pallino della Lega che, nel frattempo, è debitrice di 49 milioni verso lo Stato.

2) Per quanto riguarda l’elezione va ancora ricordati che “eletti” è una parola grossa trattandosi infatti, ancora una volta, di un Parlamento in gran parte (Salvini compreso) di “nominati” che hanno avuto accesso alle aule parlamentari grazie alla loro posizione nella graduatoria stabilita a tavolino,oppure inseriti in un collegio uninominale “sicuro”, magari con il “paracadute” aperto della doppia candidatura, plurinominale e uninominale.
Sul parlamento di “nominati” si è già pronunciata la Corte Costituzionale, sia al riguardo della legge elettorale del 2005 dichiarata incostituzionale, sia rispetto all’Italicum che non è mai entrato in funzione proprio in ragione di una altra sentenza della Corte che ne aveva smantellato l’impianto.
La stessa legge con la quale si è votato il 4 marzo 2018 sarà sottoposta a giudizio e il tema dei “nominati” sarà una delle questioni in ballo. Di conseguenza nel considerarsi “eletto” o magari “unto dal signore” occorrerebbero misura e cautela.

FRANCO ASTENGO

8 settembre 2018

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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