L’analisi della redistribuzione del reddito in Italia nel 2024 pubblicata ieri dall’Istat non poteva essere più chiara nel certificare gli effetti dell’odio sociale che ha portato il governo Meloni ad abolire il cosiddetto «reddito di cittadinanza» (che tale non è mai stato) e a creare una doppia misura: l’«assegno di inclusione» (Adi) per i «poveri assoluti» e il «supporto per la formazione e il lavoro» (Sfl) destinato agli «occupabili».
Il passaggio ha comportato «un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850 mila famiglie». La perdita media è stata di 2.600 euro all’anno. Non solo: l’impoverimento riguarda «quasi esclusivamente» le «famiglie più povere». Tra le famiglie danneggiate, 620 mila hanno perso del tutto l’accesso al beneficio. Le altre 230 mila circa hanno continuato a ricevere un sostegno, ma sono state svantaggiate dal nuovo sistema di calcolo.
Solo un ristretto gruppo di 100 mila famiglie ha avuto un beneficio, ricevendo in media 1.216 euro in più nell’anno dalla misura voluta dal governo Meloni chiamata «assegno di inclusione». L’Istat ha inoltre certificato il fallimento sostanziale del «Supporto per la formazione e il lavoro», quello che in linea teorica dovrebbe «accompagnare» al lavoro il «povero occupabile». Nel 2024 solo circa 100 mila individui hanno potuto accedere a una misura difficilmente accessibile.
«Il governo ha scelto di fare cassa sulla pelle dei più deboli, mentre il costo della vita continua – ha detto Santo Biondo (Uil) – Così si accentuano le disuguaglianze sociali e rischia di aumentare il numero di persone in condizioni di marginalità». A parlare di «cinismo» del governo Meloni ieri è stata Daniela Barbaresi (Cgil).
«Tra le 620 mila famiglie che hanno perso il diritto allo strumento di contrasto della povertà ci sono anche i nuclei con componenti non occupabili e le famiglie in affitto. Se l’obiettivo era quello di risparmiare sui poveri – ha proseguito Barbaresi – la ministra del lavoro Marina Calderone e il governo possono dirsi soddisfatti, per noi rimane una pagina politica vergognosa. Con Adi e Sfl sono stati erogati 2 miliardi di euro in meno rispetto a quanto erogato nel 2023 per il reddito di cittadinanza», e 3,3 miliardi in meno rispetto al 2022, quando questo “reddito” operava ancora a pieno regime. Sono stati risparmiati 2,5 miliardi di euro rispetto a quanto previsto nella Legge di Bilancio 2024».
Il taglio non è avvenuto perché è aumentato il lavoro, come spesso è stato propagandato da Meloni & Co., «L’Istat certifica che sono 5,7 milioni le persone in condizione di povertà assoluta in Italia, dato record in continua crescita – ha sostenuto Barbaresi – Nonostante una persona su dieci viva in condizioni di povertà assoluta, le recenti scelte politiche hanno abbassato gli investimenti pubblici a tutela di questo rischio sociale. Peggio si tagliano consistenti risorse agli enti locali: -5,1 miliardi di euro in tre anni tra investimenti e spese correnti».
I dati Istat hanno provocato la reazione dei Cinque Stelle, che hanno introdotto il «reddito di cittadinanza» in un sistema di Workfare particolarmente feroce rimasto però sulla carta per problemi strutturali. Per Giuseppe Conte Meloni «si sta intestando tantissimi fallimenti»: dal crollo della manifattura al fallimento del fondo «Transizione 5.0». «Una macelleria sociale in un paese dove i salari sono bloccati e il lavoro è sempre più precario» ha detto Arturo Scotto (Pd). Per Nicola Fratoianni (Avs) agli effetti della decisione del governo si sommeranno quelli prodotti dall’«aumento della spesa militare, a scapito di sanità, scuola e redditi».
ROBERTO CICCARELLI
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