Quando re Luigi XVI decise di fuggire con la famiglia oltre i confini della Francia e mettersi in salvo presso la protezione dell’imperatore, le notizie non viaggiavano così veloci come accade oggi.
Che Luigi Capeto fosse fuggito, i francesi del nord seppero entro e non oltre i tre giorni che impiegava il corriere postale nel percorrere vie e sentieri di campagna di mezza Francia.
L’altra metà del regno, quella che arriva dalla Provenza fino a Perpignan, lo seppe ben sette giorni dopo. E, in alcuni centri remoti, di montagna, vicino al Massiccio Centrale, occorsero fino a dieci giorni perché si sapesse cosa era accaduto a Varenne.
Oggi, la velocità con cui le notizie si diffondono impedisce, a volte, di poter seguire il flusso di informazioni che ci viene catapultato nelle nostre case, sui video dei nostri computer.
In meno di ventiquattro ore tocca passare dalla possibile guerra di Libia alle primarie del PD a Roma, Napoli, Trieste; dallo spionaggio pentastellato dei server occhieggiati chissà da chi e per conto di chi fino alla manifestazione sui diritti civili che si è tenuta a Roma.
Non si può sempre commentare tutto e seguire ogni cosa. Si deve scegliere.
Oggi scegliamo di non commentare praticamente nessun fatto, ma di fare una riflessione proprio sul metodo e anche, di conseguenza, sul merito.
Questo sito, dal 2012 (anno della sua nascita), ha trattato migliaia e migliaia di temi: lo ha fatto con editoriali, brevi commenti (“Lo stiletto”), interviste, interventi e articoli tratti da altri quotidiani e riviste che si trovano tanto su Internet quanto nelle bellissime, classiche edicole.
Non abbiamo un ordine predeterminato di uscita, ma ogni giorno proviamo a raccontarvi quello che ci sembra debba meritare un’attenzione critica: dalla politica in senso “stretto” alle questioni ambientali, dal grande, complesso tema del lavoro e della struttura economica fino a tutti i diritti esistenti: civili o sociali che siano.
Il metodo, dunque, è questo: la critica costante, il dubbio, se non proprio permanente, almeno ricorrente. Senza ossessioni, paranoie e voglie di complottismi che servono solo a far vendere qualche rivista a chi vuole descriverci misteri che non esistono e che sono, al pari dei racconti mitologici, delle anche straordinarie invenzioni umane, ma pur sempre frutto della fantasia rimangono.
La critica è uno degli elementi che oggi scarseggia nel panorama giornalistico italiano: provate a scorrere i quotidiani delle più diverse case editrici, dalle più diverse collocazioni politiche. La critica (nel senso che a noi piace, quello “marxiano” del termine) come grimaldello che solleva il coperchio del “non detto”, della convenienza al tacere o al trasformare i fatti in apparenze.
Così, spesso, critichiamo, appunto, il presidente del Consiglio Renzi non tanto per il ruolo di classe che riveste: che faccia gli interessi dei padroni, dei grandi poteri economici, delle banche e dei finanzieri, non è noto, è evidente (o almeno dovrebbe esserlo). Ma lo critichiamo maggiormente quando a parole descrive un Paese che non esiste e promette una fuoriuscita dalla crisi economica che non c’è e che l’Istat smentisce ogni tre mesi almeno.
La critica, quindi, manca su molti giornali, è parecchio assente nelle televisioni e se trova qualche traccia su Internet se si scelgono determinati siti “controcorrente” che osano contraddire il potente di turno, il capo del governo, il tale signore del dollaro o dell’euro…
Il merito ne viene, capirete bene, influenzato: se si affronta con il piglio della critica un argomento di qualunque natura, si mette in atto un processo di analisi ben diverso dalla mera accettazione cronachistica dei fatti.
Abbiamo cercato di farlo fino ad oggi e continueremo a farlo per quanto sarò nelle nostre possibilità. Speriamo che “la Sinistra quotidiana” vi piaccia e la seguiate anche un poco per questo suo vezzo di critica che ha, come aspirazione, soltanto quella di muovere qualche dubbio nelle menti, qualche voglia a ragionare di più e a non dare nulla per scontato.
MARCO SFERINI
6 marzo 2016
foto tratta da Pixabay