La Cgil rompe gli indugi e lancia una «consultazione straordinaria» aperta a tutti i lavoratori con voto sullo «sciopero generale». Sono infatti partite le assemblee sui luoghi di lavoro decise a luglio per spiegare la strategia del sindacato in vista dell’autunno e della legge di bilancio. Se l’appuntamento per il pomeriggio di sabato 7 ottobre a piazza San Giovanni con un centinaio di associazioni per «La via maestra» è già definito, la mobilitazione contro la manovra del governo Meloni è ancora da definire.

Le tappe però iniziano a delinearsi e già questa settimana Landini girerà l’Italia per assemblee sui luoghi di lavoro. Oggi sarà alla Ge Avio di Borgaretto (Torino), azienda di trasmissioni meccaniche, mentre la prossima settimana sono in programma varie assemblee a Roma, compresa una all’Atac. Davanti ai lavoratori, Landini ribadirà la linea movimentista della Cgil che punta a scendere in piazza contro la manovra del governo Meloni. Cosa che farà anche martedì 12 a Bologna nella Assemblea confederale dei delegati Cgil sulla contrattazione.

«Puntiamo a raggiungere più persone possibili con una campagna di assemblee a tappeto», spiega il segretario confederale organizzativo Gino Giove. Partite in questi giorni, le assemblee andranno avanti sicuramente fino a metà ottobre e – anche con la possibilità di votare on-line – si punta a raggiungere quanto meno il numero di lavoratori consultati per il recente congresso di marzo: circa 1,5 milioni. Le difficoltà logistiche – in alcuni settori le ore di assemblee sono già state utilizzate per la mobilitazione unitaria di maggio o per scioperi per i rinnovi contrattuali – saranno superati con volantinaggi mentre i pensionati, come da pratica consolidata, terranno assemblee pubbliche aperte a tutti. Il testo su cui si voterà è molto complesso: «Condivido le proposte rivendicative contenute nel documento predisposto dalla Cgil nazionale avanzate e da avanzare nei confronti del governo e del sistema delle imprese, nonché l’utilità di sostenere con la mobilitazione e, se sarà necessario, con lo sciopero generale».

In questo modo la Cgil intende rafforzare la decisione già presa di andare allo sciopero generale. La «consultazione nazionale straordinaria» è uno strumento già utilizzato in molti passaggi delicati della confederazione come la definizione del Nuovo statuto dei lavoratori nel 2016 e punta a favorire partecipazione e protagonismo dei lavoratori.

Nei giorni scorsi invece la lettera di Landini a Meloni aveva provocato una reazione positiva della Cisl. Sbarra era stato costretto a lodare l’iniziativa di Landini e rivedere le accuse mosse alla Cgil di aver già deciso lo sciopero generale, boicottando il dialogo con il governo.

Toccherà ora a Meloni decidere se convocare Cgil, Cisl e Uil. La battaglia tattica è tutta sui tempi: Landini ora ha buon gioco a sostenere che Meloni non ha risposto e se la convocazione arriverà prima della Nadef è quasi sicuro che Meloni non potrà mettere sul piatto qualche provvedimento richiesto dai sindacati, Cisl compresa: i soldi per le pensioni non ci sono, il taglio strutturale del cuneo è già dato da tutti per scontato e non sarebbe una novità. Allo stesso modo se la convocazione arriverà a legge di Bilancio già presentata, la Cgil (e la Uil) avranno buon gioco a sostenere di non essere stati coinvolti ed ascoltati su una manovra che già si prospetta «lacrime e sangue».

Al momento lo scenario più probabile è uno sciopero generale di Cgil e Uil a legge di bilancio presentata e non emendata positivamente: dunque a dicembre, come nel 2022.

Infondate invece le notizie sul referendum relativo al ripristino dell’articolo 18 cancellato dal Jobsact renziano. Al momento nessun giurista della Consulta della Cgil è al lavoro su un quesito anche perché il precedente del 2017 è ancora vivo. Dei tre quesiti proposti dalla Cgil, allora guidata da Susanna Camusso, proprio quello sull’articolo 18 fu bocciato dalla Corte costituzionale perché otto membri su quindici (con parere favorevole della giudice relatrice Sciarra, attuale presidente) lo dichiararono inammissibile per il «carattere propositivo del quesito».

Le divisioni fra i giuristi vicini alla Cgil furono molto forti e la ferita è ancora aperta. Tutto il bailamme mediatico – Renzi ne parla tutti i giorni, le polemiche spaccano il Pd – fa il gioco della strategia di Landini: la Cgil è rientrata al centro della scena.

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

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