L’unico numero fornito dall’organizzazione è 35. Sono i gradi all’ombra a piazza San Giovanni mentre dal palco parla Susanna Camusso. E certificano la manifestazione più calda della storia sindacale.
Ad ascoltarla sotto il solleone della calura romana c’è una piazza piena di chi, già per aver fatto i cortei a queste temperature, dovrebbe guadagnare l’epiteto di eroe della democrazia, specie per la sessantina di persone soccorse dal 118 a causa di svenimenti.
Alla luce delle condizioni meteo la scommessa della Cgil è totalmente vinta. Piazza San Giovanni non sarà stata piena come l’ultima volta – il 25 ottobre 2014 contro il Jobs act la giornata di sole rafforzò la presenza – ma quasi.
Cortei affollati e pieni di giovani che sfilano contro «lo schiaffo alla democrazia» affibbiato da governo e parlamento nel reintrodurre i voucher sotto mentite spoglie usando surrettiziamente lo strumento della manovrina correttiva che niente c’azzecca col lavoro accessorio.
«Una schifezza», l’ha definita Susanna Camusso in discorso molto duro con il governo e allo stesso tempo molto aperto verso i partiti presenti in piazza a cui non ha rinfacciato l’uscita dal voto al momento della fiducia sulla manovrina.
Il punto più delicato dell’intervento del segretario della Cgil è stato l’appello rivolto al Capo dello Stato a non firmare la legge. «Lo diciamo da questa piazza, avevano paura dal voto dei cittadini, di andare nel paese e tra la gente a discutere di cosa siano la precarietà e l’incertezza quotidiana del proprio lavoro e della propria situazione» ha gridato Camusso.
«Hanno scelto la strada degli emendamenti blindati e dei voti di fiducia» ha continuato: hanno «cambiato nome» ai voucher, ma «non la schifezza che sono». Il 28 maggio si sarebbe dovuto svolgere il referendum abrogativo sui voucher, «poi questi sono stati cancellati per far annullare i referendum e impedire agli italiani di esprimersi».
Ora la Cgil è pronta al ricorso alla Corte costituzionale e Camusso – forte di «150mila firme già raccolte» – ha fatto appello direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché intervenga sul punto visto che «siamo di fronte a una violazione della Costituzione».
La scusa per reintrodurli è sempre la stessa: dare uno strumento alle imprese per evitare che cadano nel lavoro nero. Ma stavolta Camusso ha messo da parte il fair play e ha alzato i toni: «Il lavoro nero è reato, chiamare le cose con il loro nome fa chiarezza».
«Si è persa l’idea che il lavoro è la ricchezza del paese, mentre si sono viste troppo spesso imprese arricchire se stesse. Alle tante associazioni d’impresa che ogni giorno chiedono di più domandiamo: volete il lavoro? Pagatelo e riconoscetelo».
Una Cgil mai così unita e a sinistra, dunque. Con Maurizio Landini – che si unisce a Susanna Camusso alla fine di via Labicana – in procinto di entrare in segreteria confederale lasciando la Fiom: il 26 giugno sarà proprio Susanna Camusso ad annunciare il passaggio davanti al parlamentino dei metalmeccanici e il 10 luglio l’Assemblea generale della Cgil ratificherà il passaggio di Landini a Corso Italia, mentre Francesca Re David (attualmente segretario di Roma e Lazio) a meno di sorprese prenderà il suo posto alla Fiom.
Il tutto lasciando aperti i giochi verso il prossimo congresso dalla Cgil a cui si arriverà con una gestione unitaria e con scadenze sfalsate per gli 8 anni di mandato massimo di Camusso che scadrebbero il 3 novembre del 2018, portando alla prospettiva di una assise ritardata rispetto alla primavera o ad una modifica dello Statuto per far coincidere i tempi di congresso ed elezione del nuovo segretario generale.
La piazza rossa della Cgil prima della segretaria generale era stata rapita dall’incredibile storia di Misha, ragazzo di origine ucraina vittima di un infortunio sul lavoro mentre veniva pagato a voucher.
Presentato da Michele Azzola, segretario Cgil di Roma e Lazio diventato alla bisogna efficace speaker, il racconto di Mykhaylo Nesterenko ha colpito tutti: «Ho perso tre dita sotto una pressa di una ditta meccanica in provincia di Modena, mi stavano pagando a voucher e non avevo assistenza medica, solo per questo poi mi hanno proposto un’assunzione retrodata».
Con le nuove norme sulle “Prestazioni occasionali” la storia avrebbe lo stesso finale: per far valere i suoi diritti, Misha andrà davanti ad un giudice grazie all’intervento del sindacato.
I due lunghi serpentoni riuniti a San Giovanni erano partiti verso le 9. La temperatura era ancora accettabile sia a piazza della Repubblica che a piazzale Ostiense. Musica, bande con fiati e tamburi rendono partecipi anche i romani al balcone.
E quando il caldo inizia ad aumentare la Filcams di Genova mette invidia a tutti sorpassando con le biciclette comprate dal segretario cittadino Marco «per un progetto di energia pulita con cui ci teniamo tutti in forma andando nelle aziende e risparmiando carburante e tempo per i parcheggi».
In prossimità del Colosseo una coppia di neo sposi si fa immortalare tra i manifestanti, mentre il premio per il cartello più fantasioso dovrebbe andare agli studenti medi dell’Uds e al loro battagliero: «Fiducia non ne abbiamo, è tempo di riscatto».
Fra di loro anche alcuni voucheristi, naturalmente senza rispettare le norme passate e neanche le future. «Mi pagavano con un voucher per fare lo steward allo stadio di Melfi, ma era come pagarmi in nero perché era una promessa spesso neanche mantenuta».
Tra i ragazzi neri usciti indenni dal ghetto di Rignano in Puglia quelli pagati a voucher sono pochi, «ma di sicuro con la nuova legge aumenteranno perché ai caporali conviene rispetto a farti un contratto e pagarti contributi, ferie e malattia.
Poi se non arrivano i controlli è chiaro che possono cancellare la chiamata giornaliera entro tre giorni: e così ti tornano a pagare a nero», spiega Ives che è arrivato in Italia 5 anni fa dal Senegal. Il racconto arriva mentre dal tir arriva “Disperato, erotico, stomp” di Lucio Dalla. Colonna sonora azzeccata per il mondo del lavoro nel 2017.
NINA VALOTI
foto tratta dal profilo Facebook di Roberta Fantozzi