20 anni senza Stanley Kubrick. Sì, se ne sente la mancanza.
La lucida presa di coscienza del non senso della vita, di uno spaziale e allucinogeno viaggio alla ricerca del medesimo in “2001, Odissea nello spazio”… come è già lontano quel 2001 in cui capitò di tutto: crollarono le torri, iniziarono altre guerre.
Una ennesima sconfitta per quell’umanità che non riesce a non tendere all’autodistruzione, divorata dal potere del profitto e anche dal profitto del potere.
La storia continua, con o senza umanità: anzi, sarebbe meglio dire che l’esistenza della materia continua.
Kubrick ha colto la complessità dello sviluppo più articolato della materia: l’essere umano. Un capolavoro di casualità nel mistero dell’universo. Un capolavoro così bello e così capace di distruggere sé stesso e la natura che lo circonda.
Kubrick ci è necessario, per sopravvivere coscienziosamente all’incoscienza dilagante.
(m.s.)
Rivediamolo, rileggiamone la vita e le opere su Corso Cinema: Prima parte – Seconda parte – Terza parte
foto tratta da Pixabay