«Non piangetevi addosso, organizzatevi». Non ha dubbi Ken Loach di fronte ai riders e agli operai in lotta. Il suo consiglio, da regista che ha raccontato la classe operaia e da attivista del Labour Party inglese, resta sempre quello: «anche quando si perde continuare la lotta». In visita alla Cineteca di Bologna per il lancio del suo ultimo film Sorry We Missed You, pellicola che racconta la vita d’inferno di un corriere addetto alle consegne, Ken Loach risponde alle domande che arrivano da una platea di lavoratori precari o a rischio. Di fronte a lui i ciclofattorini di «Riders Union Bologna» e i metalmeccanici della Fiom. La prima domanda non può che andare a mettere il dito lì dove fa più male: la sconfitta del partito socialista inglese e del suo leader, l’ormai dimissionario Jeremy Corbyn.
Una sconfitta, quella del Labour, netta e senza sfumature. Che ne pensa?
In questi giorni in Gran Bretagna stiamo sanguinando. Abbiamo perso le elezioni più terribili della storia del mio paese. Il programma della sinistra avrebbe cambiato in meglio la situazione di tanti operai, affermato diritti per i sindacati, garantito tutti i lavoratori, stabilito un salario minino. Cose che Margaret Thatcher ci ha portato decenni fa.
Se questo era il programma del Labour perché tanti hanno voltato le spalle ai socialisti?
La risposta della destra è stata selvaggia ed estrema, anche se devo dire prevedibile. E’ stata scatenata un’ondata di odio nei confronti di Corbyn e dei leader della sinistra, un livello di violenza che non avevamo mai visto. Un uomo di pace è stato chiamato terrorista. Un uomo che ha passato tutta la vita a combattere il razzismo è stato tacciato di essere razzista. Ma questa accuse purtroppo sono arrivate anche dall’ala destra del partito socialista. Quello del Labour era un programma non rivoluzionario ma semplicemente progressista, scritto dalla classe operaia. Il fatto che non sia davvero stato discusso nel dibattito pubblico mette in dubbio la nostra capacità di difenderci e difendere i nostri diritti attraverso il parlamento. La democrazia dovrebbe basarsi su uno scambio libero di idee attraverso l’informazione, ma se queste idee non sono nemmeno dibattute allora dobbiamo chiederci se viviamo ancora in una democrazia?
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GIOVANNI STINCO
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