«In Europa mancano partiti di sinistra che facciano gli interessi dei lavoratori. È bello sentire che in Italia ci siano movimenti che rispondono a queste esigenze. E quindi solidarietà e buona fortuna a voi». Con queste parole, in un breve video diffuso da “Potere al popolo”, il regista Ken Loach invia il suo sostegno alla nuova formazione di sinistra. «Aver ricevuto la stima e il supporto di un regista di statura internazionale come Ken Loach ci riempie di orgoglio – dice Viola Carofalo, Portavoce Nazionale di “Potere al Popolo!” – Ken ha sempre portato sul grande schermo le vite e le storie degli ultimi, degli emarginati, degli sfruttati. Personaggi che troppo spesso restano fuori dai circuiti della grande distribuzione cinematografica e che invece sono al centro dell’opera e della sensibilità del maestro inglese. Amo il cinema di Loach e sapere che abbiamo suscitato il suo interesse è un vero onore. Per di più è il segnale che stiamo andando nella giusta direzione. Sin dall’inizio, infatti, abbiamo chiarito che la scadenza elettorale non è il nostro obiettivo principale. Partecipiamo con convinzione, certo. Ma quello che ci interessa veramente è costruire un fronte di resistenza e organizzazione con coloro che subiscono vessazione e sfruttamento, con quelli che pagano la crisi e che vedono le loro vite peggiorare di giorno in giorno mentre pochi si arricchiscono. Un fronte che è necessariamente internazionale, oppure non è».
Loach, quasi 82 anni, è legato da sempre alle posizioni della sinistra rivoluzionaria britannica, vicino alla Quarta Internazionale, ora è vicino a Corbyn, il leader laburista che ha scalzato da quel partito la corrente neoliberista per opporsi «al potere delle corporations, restitutire i servizi chiave come i trasporti, il gas, l’acqua, l’elettricità alla proprietà pubblica. Sarà un vero allontanarsi dal neoliberismo verso un’agenda socialista radicale. Se Corbyn porta in Parlamento gente votata a questo programma, ci sarà un grande slittamento dal programma neoliberale in tutta Europa». Con buona pace di chi vede in Grasso il Corbyn di noialtri.
Non è la prima volta che Loach interviene nella scena pubblica italiana. Negli anni ’90 è stato presidente onorario di un comitato di quartiere della periferia di Roma, Vigne Nuove, dove, nel ’98 organizzò l’anteprima di My name is Joe nella palestra di una scuola. Va ricordato il suo intervento nel 2008 a fianco di Franco Turigliatto quando, da senatore del Prc, condusse una lunga campagna contro la guerra in Afghanistan e subì vergognose pressioni dall’intero “arco costituzionale” bellicista, compreso il partito in cui militava, dal governo Prodi e dai giornali “per bene” che sostenevano quel governo e le sue guerre (anche quelle contro i migranti e i lavoratori). Sei anni dopo Ken Loach, anche stavolta assieme a Noam Chomsky sarà a fianco di Turigliatto quando questi fu condannato con decreto penale (ossia senza processo e senza sapere di essere accusato) per una presunta diffamazione a Forza Nuova, formazione fascistissima fondata da Roberto Fiore col quale Turigliatto rifiutò un confronto pubblico abbandonando lo studio di Porta a Porta.
Nel 2012, il regista di film bellissimi come Terra e Libertà, Piovono pietre, Riff raff, I Daniel Blake, scosse il mondo del cinema italiano, di solito piuttosto cortigiano (basti pensare alle celebrità che si schierarono a favore del referendum di Renzi) rifiutando un premio del Torino Film Festival con queste parole: «I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema. Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile. A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (Mnc).
Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciatointimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari. In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili. Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses».
Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni. Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio.».
CHECCHINO ANTONINI
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