Ora Renzi rischia che, comunque vada a finire la legge sullo ius soli, approvata o rimandata a chissà quando, finisca comunque in boomerang. Per ora l’operazione di levare le castagne dal fuoco con le mani del presidente del consiglio è fallita. Il segretario ha affidato al presidente il compito di ammorbidire le resistenze degli alfaniani, che del resto hanno già votato il provvedimento alla camera. Alfano però resta contrario alla fiducia al senato e coglie l’occasione per dare una prova dell’esistenza in vita ai suoi ex elettori di centrodestra. Anche se non si esclude, nel caso, di uscire dall’aula. Del dossier si riparlerà al prossimo consiglio dei ministri, ma non è detto. «Non possiamo chiedere a Gentiloni di mettere la fiducia senza avere la certezza dei numeri», ragiona Matteo Orfini da Fiuggi, dalla quinta festa di Leftwing (la rivista della sua corrente). «Lo ius soli è una legge che per noi va approvata il prima possibile, è una legge a cui il Pd tiene», assicura. Però «la scelta di mettere la fiducia spetta al governo».
Dunque sul destino della legge per ora regna la più assoluta incertezza. Risultato, ora Renzi è al centro del bombardamento politico. I centristi esultano intestandosi lo stop: «La nostra richiesta di riflessione è legata solo al buon senso. Abbiamo altre priorità», per Valentina Castaldini, portavoce di Ap. Esulta la destra all’opposizione in tutte le sue sfumature, da Matteo Salvini a Daniela Santanché ai forzisti ’moderati’ come Paolo Romani, capogruppo al senato: «Imporre in parlamento un tema così controverso è da irresponsabili», «non consentiremo che si giochi su questi temi per questioni di equilibri interni al Pd».
Dal lato sinistro della maggioranza, dove si punta a portare a casa il risultato, i toni sonopiù sorvegliati. Cecilia Guerra, capogruppo Mdp, ci spera ancora: «Il governo farà le sue valutazioni sulla fiducia, ma anche in assenza di fiducia non possono bastare emendamenti ostruzionistici, anche in numero assurdo come gli oltre 50mila della Lega, per fermare l’iter di una legge. Ci sono gli strumenti per andare avanti». Fuori dalla maggioranza, Sinistra italiana potrebbe avere un ruolo cruciale per il buon esito della legge. Al senato si vota in un solo colpo sul provvedimento e sulla fiducia. Nei prossimi giorni alcuni nel Pd proveranno a sondare la possibilità di una ’fiducia tecnica’. Intanto Nicola Fratoianni tiene la posizione: «È una legge di civiltà. Sinistra Italiana continuerà a sostenerla con forza». In ogni caso quando la maggioranza ha voluto mettere al sicuro i provvedimenti non ha esitato.
Ma appunto l’indecisione del segretario Pd ridà fiato i malumori centristi su un tema «che non era nel programma di governo». Renzi hapreso atto che il provvedimento cala di popolarità nei sondaggi. I sindaci, anche quelli del Pd, sarebbero molto meno favorevoli rispetto a qualche mese fa, come ha raccontato Maria Teresa Meli sul Corriere. Sul fronte delle amministrazioni sono ormai rare le voci a difesa dello ius soli: «Troppe inesattezze, serve una vera campagna di informazione», ci prova Antonio Satta, cattolico del direttivo dell’Associazione dei comuni. « Non si tratta di regalare la cittadinanza a nessuno. Si è scatenata una campagna politica senza precedenti. I sindaci sanno quanti ragazzi hanno dimostrato di essere integrati, ma ciononostante non hanno la cittadinanza».
Nel deserto svetta Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, che ieri ha firmato la legge di iniziativa popolare dei Radicali italiani «Ero straniero». Renzi «sbaglia» a usare lo slogan di Salvini, dice riferendosi al famigerato «aiutiamoli a casa loro», «non userei lo stesso termine del principale avversario politico. Come minimo si fa un infortunio comunicativo, tanto più se va di pari passo con una battaglia giusta per approvare lo ius soli». «Inaccettabile» per lui anche l’altra frase, passata in secondo piano, ovvero ’noi non abbiamo l’obbligo morale di accoglierli tutti’. Dopodiché, concede, «possiamo non essere in grado di accoglierli tutti», e per questo bene la strategia verso la Libia e verso l’Europa, «ma siamo più forti se sorreggiamo quest’azione con una visione che vada al di là dell’inseguimento del sondaggio e del titolo di giornale. La politica è anche un po’ pedagogia di massa».
I sondaggi, appunto. L’aria è cambiata, la linea di Renzi sull’urgenza dello ius soli anche. Ai suoi fedelissimi il compito di parare i colpi. Nessuno scaricabarile su Palazzo Chigi, giura Maurizio Martina: «Il Pd lavora sempre al fianco di Gentiloni. Lo ius soli è una legge giusta, continuiamo a sostenerla con forza e coerenza».
DANIELA PREZIOSI
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