Dopo Messina e Torino, ecco Perugia. La seconda sezione civile del tribunale umbro ha accolto due rilievi di sospetta incostituzionalità dell’Italicum. Gli atti andranno adesso alla Corte costituzionale, dove il «processo» alla legge elettorale è già fissato per il 4 ottobre. I tempi sono stretti e l’ordinanza di Perugia non potrà essere presa in esame in quell’udienza, ma cambia poco: le ragioni per cui al giudice monocratico Michele Moggi sono apparse «non manifestamente infondate» le questioni sollevate dagli avvocati Besostri, Ricciardi e Pennino per conto di un gruppo di cittadini (tra i quali il costituzionalista Volpi, la deputata dei 5 Stelle Ciprini e la collega di Scelta Civica, e dunque di maggioranza, Galgano) sono le stesse ragioni già accolte dal tribunale di Torino.
La prima è la mancata previsione nell’Italicum di un quorum minimo al primo turno per attribuire il premio di maggioranza al ballottaggio. Si tratta di quel meccanismo che rende possibile conquistare almeno il 54% dei seggi della camera anche a una lista votata al primo turno da una percentuale assai più bassa di elettori, purché sufficiente ad accedere al secondo turno. Il secondo motivo riguarda i capilista «bloccati» – cioè sicuri dell’elezione – che nell’Italicum sono sopravvissuti dal Porcellum. E che possono candidarsi anche in dieci collegi diversi, scegliendo quello di effettiva elezione solo a risultato ottenuto. In questo modo si sacrifica troppo il diritto di scelta degli elettori, sostiene adesso il giudice di Perugia come già quello di Torino. Besostri e gli altri avvocati del «pool anti Italicum» avevano presentato altri dodici motivi di incostituzionalità; respinti stavolta ma accolti – in numero di sei – a Messina, già da febbraio. «È una buona notizia – il commento di Besostri – mi fa piacere che i tribunali si stiano svegliano e mi auguro che da qui al 4 ottobre anche gli altri undici che hanno congelato ogni decisione si esprimano». Tre invece sono i tribunali che hanno respinto in tutto i ricorsi: Milano, Ancona e Catanzaro.
Se così sarà, però, se dovessero moltiplicarsi i ricorsi accolti proprio in questi pochi giorni che mancano all’udienza della Corte costituzionale, potrebbero crescere le pressioni sulla Corte perché non decida, e rinvii il verdetto sull’Italicum a dopo il referendum costituzionale. Una bocciatura della legge elettorale sulla quale il governo ha posto la fiducia, infatti, sarebbe un colpo serio al disegno di riforma delle istituzioni firmato da Renzi e arriverebbe a poche settimane dal giudizio definitivo degli elettori sulla nuova Costituzione. È vero che negli ultimi tempi il presidente del Consiglio ha aperto a possibili modifiche dell’Italicum – scontando un’ostilità interna, ieri per esempio Roberto Giachetti ha detto che se si torna indietro è pronto a fare campagna per il No al referendum – ma una severa censura dei giudici delle leggi non sarebbe certo una buona presentazione per Renzi di fronte agli elettori del referendum.
…continua a leggere su il manifesto.info…
ANDREA FABOZZI
foto tratta da Pixabay