Addio all’Italicum, almeno nelle forme attuali, quelle con le quali è stato approvato dal Parlamento? Ci sono elementi per sospettare che possa andare così. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha calendarizzato a sorpresa per settembre il dibattito sulla mozione di Sinistra italiana che chiede di anticipare la sentenza della Consulta, fissata per il 4 ottobre, sugli aspetti della legge a rischio di incostituzionalità: l’abnormità del premio di maggioranza e la limitata possibilità per gli elettori di scegliere i propri rappresentanti. Sono precisamente i limiti, segnala Si, che avevano portato la Corte a bocciare il Porcellum.
Nel voto del Pd a favore della calendarizzazione Forza Italia legge un evidente segnale di retromarcia, ma il capogruppo dem Ettore Rosato smentisce: «Tutte le leggi si possono cambiare ma non con una mozione, che è stata inserita nel programma di settembre nella quota che spetta alle opposizioni. E’ uno stimolo che comprendiamo ma che non possiamo accettare perché parla di incostituzionalità».
Ci sono però altri elementi, intervenuti a raffica negli ultimi giorni, che sembrano indicano la scelta di rimettere mano alla legge: le pressioni sempre più forti interne a un Pd in cui, dopo la batosta elettorale, la minoranza ha acquisito qualche peso in più e in cui dubbi espliciti circolano anche nelle file della maggioranza; l’apertura del vicesegretario Lorenzo Guerini di alcuni giorni fa, che per la prima volta faceva trasparire la possibilità di assegnare il premio non più a una lista ma a una coalizione. Infine la convocazione di alcuni giornalisti da parte dello stesso premier, a Bruxelles, per una comunicazione «informale e non virgolettabile» che di fatto annunciava la disponibilità a modificare la legge.
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ANDREA COLOMBO
foto tratta da Pixabay