Anche l’orrendo attentato di Nizza riconferma che dietro al terrorismo non c’è nessuna mano o centro organizzatore. Le categorie occidentali attraverso le quale vengono valutate questioni di questo genere, così come negli altri casi di Parigi e di Bruxelles, sono armi spuntate. Sono categorie quasi tute di derivazione militare, con la vecchia idea di campi di battaglia e di eserciti, più o meno regolari. Il massimo che si riesce a pronunciare è “guerra asimmetrica”. Sì, va bene: ma asimmetrica rispetto a cosa? Dove è la linea di a/simmetria?
Schiere di scienziati di questo o quell’intelligence stanno perdendo visibilmente tempo. E questo non ci rassicura di certo. Sembrano soffrire di una sorta di chiusura mentale nella comprensione reale del fenomeno. C’è da capirli poveretti. Loro lavorano come macchine algortimiche. E tutto ciò che è realmente nuovo e non ha modelli rimane distante anni luce.
Da quello che si capisce l’Isis c’entra, ma solo perché sta diventando una bandiera, un punto di riferimento. E questo è decisamente peggio della teoria della “mente occulta”. Ma questo dovrebbe portare a riflettere sulle nostre contraddizioni, sulla nostra storia.
Le biografie di questi personaggi che si votano al martirio per una non meglio identificata causa islamista hanno tutte un unico comune denominatore: la disperazione sociale e la provenienza da una cultura legata in qualche modo al passato coloniale dell’Europa. Ciò a dire, due contraddizioni che stanno finalmente presentando il conto al “Vecchio continente”.
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FABIO SEBASTIANI
foto tratta da Pixabay