La più facile delle argomentazioni è: abbiamo troppi parlamentari! Quasi mille! Nelle altre nazioni non è così. Indubbiamente non è così, visto che sono altre nazioni.
Ma, battute a parte, se si osserva il rapporto tra eletti e popolazione, si vedrà che l’Italia non primeggia certo, che la proporzione stabilita nel 1963, quando il numero degli eletti nelle rispettive Camere è divenuto fisso (mentre prima oscillava sulla base della variazione numerica del corpo elettorale), è rimasto di 1 deputato ogni 80.000 abitanti e 1 senatore ogni 200.000.
Di più ancora, quando vennero stabilite queste proporzioni, la popolazione italiana era ben lontana dall’essere 60,36 milioni: nel 1948 eravamo 46 milioni di abitanti; nel 1960 avevamo appena toccato i 50 milioni.
Quindi, se allora era pensabile un Parlamento formato da 630 deputati e 315 senatori, lo è maggiormente oggi con una popolazione cresciuta di 20.000.000 di italiani in 72 anni di vita repubblicana del Paese.
E’ facile votare d’impulso, ritenendo di mandare a casa un po’ di politica corrotta, un po’ di “casta“. Ma se si vuolele utilizzare le istituzioni a proprio vantaggio, a scapito della povera gente, non è certo il numero sempre più piccolo a garantire più democrazia, più stabilità economica, più giustizia sociale, più onestà.
Se fosse vero un criterio simile, allora basterebbe elimiare la democrazia, mettere al comando un uomo o una donna da soli e pensare di aver risolto tutto avendo ridotto all’osso la rappresentanza politica e istituzionale.
Si chiamano “dittature” e non funzionano granché bene: alla lunga portano alle guerre, alle repressioni interne, ad omicidi plurimi di massa e a stermini. Qualunque difetto possa avere una democrazia, è sempre meglio di una dittatura che non permetterebbe nemmeno di poter ragionare sui suoi difetti.
Per questo bisogna votare e far votare NO il 20 e il 21 settembre. Per consentire al Parlamento di essere ancora un potere uguale agli altri (governo, magistratura) e non essere azzoppato e ridotto al cagnolino scodinzolante dell’esecutivo di turno.
(m.s.)
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