Per i minori crescono le disuguaglianze, mentre l’ascensore sociale è in caduta libera. Lo afferma Save The Children nell’Atlante dell’infanzia a rischio 2021, presentato ieri a Roma. Rispetto a 15 anni fa in Italia gli under 18 sono 600mila in meno, ma 1 milione in più non hanno l’indispensabile per vivere. Nel 2020 in povertà assoluta erano 1 milione e 300 mila. «Buona parte sono permanentemente in questa condizione e ciò significa che il loro destino è segnato», ha detto Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale Istat.
La tendenza di lungo corso ha registrato una lieve frenata solo nel 2019, grazie all’introduzione del reddito di cittadinanza e prima dell’arrivo della pandemia. Su una platea di 3 milioni di beneficiari i minori sono 753mila: uno su quattro. Un dato meno appariscente ma forse più significativo rispetto alle truffe dei «furbetti» regolarmente utilizzate per screditare la misura.
Oltre la povertà, lo studio di Save The Children disegna una mappa di disuguaglianze sociali, economiche e geografiche «sempre più marcate». In Italia solo un bambino su 7 usufruisce di asili nido (14,7%), dato medio tra gli estremi in Calabria (3,1%) e provincia autonoma di Trento (30,4%). Le forti differenze tra Nord e Sud continuano nella scuola primaria: a livello nazionale il 36,3% delle classi ha il tempo pieno, tra il 95,8% a Milano e il 4,5% a Ragusa. «Abbiamo la percentuale di Neet più alta d’Europa», ha sottolineato il presidente dell’Ong Claudio Tesauro, invitando politica e istituzioni ad ascoltare bambini e ragazzi per metterli al centro del cambiamento.
Lo strumento per invertire la rotta potrebbe essere il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Secondo la direttrice dei programmi Italia-Europa di Save The Children Raffaela Milano rappresenta, combinato agli altri programmi europei in arrivo, «un investimento complessivo sull’infanzia che non ha precedenti dal dopoguerra». Se però quei fondi invece di andare alle aree più deboli e deprivate, in un’ottica riparativa, rafforzeranno i territori più bravi a riceverli il rischio, continua Milano, è «di migliorare gli indicatori nazionali senza ridurre, anzi aggravando, le disuguaglianze».
All’Atlante di quest’anno è associata una ricerca della società specializzata Ipsos sulla «cittadinanza scientifica» dei giovani che vivono in Italia, paese in cui nel 2020 sono stati iscritti all’anagrafe 404.104 nuovi nati e immatricolate 1.437.259 autovetture (oltre un minore su cinque vive in città inquinate). Tra ragazze e ragazzi 8 su 10 hanno fiducia nella scienza. Secondo loro questa deve affrontare soprattutto pandemia, lotta al cancro, smaltimento dei rifiuti e fame nel mondo, mentre nel futuro avrà come priorità invecchiamento della popolazione, energie sostenibili e diseguaglianze economiche. Tra gli intervistati il 35% si sente rappresentato da Ong e volontariato, il 27% da movimenti come Fridays for future o Black lives matter e appena il 10% dai partiti politici tradizionali.
GIANSANDRO MERLI
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