Alex Zanardi ha messo tutto sé stesso negli sport che ha praticato. Sport veloci, dove l’adrenalina si fa sentire, dove la libertà si esprime proprio nell’accelerazione, nel distacco dalla realtà, nell’ingresso in una dimensione non sovra-umana ma molto interiore. Per ritrovare una connessione con la vita, ad ogni giro di ruota, ad ogni rettilineo o curva da affrontare.
Può succedere sempre nella vita un imprevisto. Ad Alex ne sono già accaduti troppi e, senza scivolare in una flebile retorica, gli facciamo i più grandi auguri di pronta ripresa e guarigione. Soprattutto ora, un momento in cui il suo quadro clinico è tutt’altro che rassicurante.
Confesso che non ho mai seguito la Formula 1 o altri generi di corse automobilistiche e tanto meno il ciclismo. Ma vedevo Zanardi in televisione e, se dal viso emergono i tratti dell’animo umano, allora quello di Alex deve essere un animo ricco di speranza, di generosità, di altruismo. Lo ha sempre detto il suo sorriso.
Del resto, uno sportivo dovrebbe portare nel suo DNA tutte queste caratteristiche. Forse per antonomasia o forse perché lo sport, scevro di tutti i condizionamenti economici che inevitabilmente si trascina dietro in questo sistema economico, è anzitutto confronto e non scontro, competizione e non guerra.
In qualche modo, caro Alex, ti siamo tutte e tutti vicini. Almeno ci proviamo con questa preghiera laica per te e per tutta la tua famiglia.
(m.s.)
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