Stop all’aumento dell’Iva da 12,4 miliardi, rispetto dei saldi di bilancio per il 2018 e resta «imprescindibile» il calo del debito pubblico. Nuova richiesta di flessibilità all’Unione Europea. Nel giorno in cui la Camera ha approvato con 330 voti (242 contrari) una risoluzione di maggioranza Lega-Cinque stelle sul Documento di economia e finanza (Def), il ministro dell’economia Giovanni Tria ha ribadito la linea ultra-prudente esposta nei giorni scorsi e ha fatto riferimento a «prospettive meno favorevoli» per l’economia a causa della guerra dei dazi in corso tra Stati Uniti e il resto del mondo. Tria ha messo in guardia sui rischi che pesano sul quadro programmatico dei conti che il governo presenterà a settembre con la Nota di aggiornamento al Def. «La ripresa continua – ha sottolineato – ma a ritmi più contenuti che nel 2017».
La riduzione del debito pubblico va proseguita. «È un’evoluzione che è bene non mettere a repentaglio – ha detto Tria – perché il consolidamento di bilancio e una dinamica decrescente del rapporto debito-Pil sono condizioni necessarie per rafforzare la fiducia dei mercati finanziari, fiducia che è imprescindibile per la tutela delle nostre finanze pubbliche, dei risparmi degli italiani, nonchè per la stabilità della crescita». Il governo agirà «in modo da prevenire ogni aggravio per la finanza pubblica».
La politica economica proseguirà sul «sentiero stretto» che ha seguito fin’ora. Padoan, precedessore di Tria a via XX settembre ieri ha apprezzato. Sospeso tra continuità e discontinuità Tria ha prospettato un doppio passo: rispetto della disciplina e richiesta di un cambio di paradigma economico. Il governo Conte intende aprire con la Commissione Ue una trattativa per ottenere maggiori spazi di flessibilità sul deficit e un rinvio del pareggio di bilancio al 2021. Attualmente è programmato per il 2020.
Sarà dato spazio alla richiesta di maggiori investimenti pubblici per i quali sarà costituita una «task force» nel governo. Per non perdere i colpi sul fronte «euro-critico» l’esecutivo promuoverà «una profonda riforma delle istituzioni economiche». Tria ha parlato delle «gravi inadeguatezze che caratterizzano l’attuale equilibrio istituzionale europeo». «Il sistema delle regole di bilancio non favorisce le spese per investimenti pubblici, mentre consente persistenti squilibri di partite correnti, dannosi al funzionamento dell’intera area». Il governo chiederà di calcolare la spesa per investimenti diversamente da quella corrente. Ciò permetterebbe di modificare anche il calcolo del debito. Altro tema, strettamente collegato al primo, è «un significativo piano europeo per gli investimenti». Da molto tempo invocato dall’Italia, mai ottenuto fino ad oggi.
Per il ministro Tria serve un nuovo «paradigma economico» per attuare le «riforme» del contratto di governo: flat tax, pensioni, «reddito di cittadinanza». Ma tutto, in attesa del cambiamento auspicato, deve rientrare nei conti: «Gli interventi- ha aggiunto Tria – relativi alle riforme strutturali sulle quali il governo è impegnato, sia dal lato fiscale sia dal lato della spesa pubblica, andranno adeguatamente coperti». Dunque la «Flat Tax» (definita eufemisticamente «semplificazione del fisco» e parte di una strategia «essenziale alla creazione di un ambiente procrescita»), la quota 100 con 64 anni e 41 anni e mezzo di contributi per andare in pensione dovranno rispettare la prudenza di fondo. Un «ruolo centrale» lo avrà il , sussidio vincolato al lavoro obbligatorio impropriamente definito «reddito di cittadinanza»: «sarà volto a contrastare le sacche di povertà tramite interventi non assistenziali bensì indirizzati all’integrazione del mercato del lavoro» ha detto Tria.
Le prime uscite ufficiali del ministro dell’economia sono servite a delineare le posizioni sul fronte interno e su quello esterno in vista dell’Eurogruppo e dell’Ecofin in programma domani e venerdì a Lussemburgo. Il governo si presenterà con la richiesta di una «profonda riforma delle istituzioni economiche» e comincerà a farlo in questa settimana. Da Bruxelles ieri fonti hanno fatto trapelare di essere soddisfatti dell’orientamento di Tria e hanno ribadito solo che le «regole si applicano a tutti» .
ROBERTO CICCARELLI
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