La decisione del governo Meloni di non prorogare il taglio delle accise sulla benzina sta producendo i primi effetti. Il costo di benzina e gasolio è salito di circa 20 centesimi al litro rispetto al 30 dicembre. L’aumento delle accise anche sul Gpl ha spinto i prezzi al livello del 21 marzo 2022, poco meno di un mese dopo l’inizio della guerra russa in Ucraina.
Gli automobilisti inizieranno a pagare tutto quello che non hanno versato direttamente nelle casse dei distributori e dei produttori di carburante. Prima lo facevano indirettamente attraverso lo Stato, grazie a una norma del governo Draghi che scontava 18 centesimi al litro.
Non è stata prorogata da quello attuale. Il taglio, ha sostenuto ieri Giovani Paglia (responsabile economico di Sinistra Italiana), ha formato un tesoretto per pagare i «dodici condoni» contenuti nella legge di bilancio approvata alla fine dell’anno scorso. Osservazione maliziosa, ma che rende il senso politico della contraddizione: pagare la speculazione, tamponare gli aumenti, soddisfare gli interessi elettorali e corporativi, mentre l’inflazione aumenta e il governo stenta a stemperare gli effetti della policrisi che comporta anche conseguenze recessive.
Quando era all’opposizione Meloni prometteva l’eliminazione progressiva delle accise e dell’Iva. Oggi parla di sfigurare la repubblica parlamentare in una presidenziale. Salvini preferisce la «secessione dei ricchi»: l’autonomia differenziata. Elementi che hanno indotto le opposizioni a riunirsi per un giorno. I Cinque Stelle hanno denunciato una «maxi stangata». Di Meloni «Robin Hood al contrario» ha parlato Elly Schlein. Dal cosiddetto «Terzo Polo» Matteo Renzi ha ironizzato: «Poi dicono che la pacchia è finita».
Immancabile è arrivata la polemica sulla selva di accise che gravano su un litro di carburante. Tra le 17, più l’Iva al 22%, la più «antica» è quella applicata per pagare i danni prodotti dal fascismo in Etiopia nel 1935-36. Si aggiungono quelle seguite alla crisi di Suez, per il Vajont nel 1963 e l’alluvione di Firenze nel 1966 fino alla missione in Bosnia nel 1996 o ai terremoti dell’Aquila nel 2009 o a quello in Emilia nel 2012. Se a Rimini il gasolio sfiora 1,90 euro e la benzina lo segue a ruota, a Napoli il prezzo del diesel ha superato i 2 euro in Corso Vittorio Emanuele. Si cercano le cosiddette «pompe bianche», cioè i distributori che non fanno parte delle compagnie di distribuzione più note.
Gli aumenti dei prezzi alla pompa di benzina stanno trascinando quelli dei settori collegati alla mobilità stradale con i veicoli costruiti dalle multinazionali dell’auto e al consumo delle energie fossili. I pedaggi autostradali, ad esempio. Dal primo gennaio sono aumentati del 2% con l’aggiunta di un altro 1,34% dal prossimo primo luglio. Secondo Assoutenti per andare da Roma (Sud) a Milano (Ovest), ad esempio, il pedaggio sale dai 46,5 euro del 2022 agli attuali 47,3 euro, per poi raggiungere 48 euro a luglio, con un aumento di 1,5 euro.
Da Napoli (nord) a Milano si spendevano lo scorso anno 58,6 euro mentre ora servono 59,7 euro e da luglio prossimo 60,5 euro. In un anno ci potrebbe essere un aumento medio delle spese di 366 euro a famiglia. Sono aumentati anche i prezzi dei biglietti per bus e metro. A Napoli da qualche mese si è passati da 1 euro a 1,20; dal 9 gennaio a Milano il biglietto costerà 2,20 con un aumento di 20 centesimi. Dal prossimo agosto a Roma passerà addirittura da 1,50 a 2 euro.
Il rincaro del gas prosegue senza ostacoli. Ieri l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha comunicato l’aumento delle bollette del 23,3% per i consumi realizzati a dicembre 2022. Malgrado abbia usato il vecchio metodo di aggiornamento della tutela del gas nell’ultimo trimestre, l’Arera ha sostenuto che la spesa per la «famiglia tipo» tra gennaio e dicembre sarà di circa 1.866, il 64,8% in più rispetto al 2021.
Molte aziende, pur acquistando gas ed energia elettrica a prezzi più favorevoli in queste settimane, continuano a rivenderli agli utenti a prezzi esorbitanti. Ieri, all’apertura dei mercati, il gas si era attestato a 77,5 euro al Mwh, -23% rispetto alla media del mese precedente e il -31% rispetto a due mesi fa.
Questo è il nodo della speculazione che non si riesce, o non si vuole, sciogliere. Federconsumatori suggerisce di alzare le soglie Isee fino almeno a 20 mila euro, fermare i distacchi per morosità incolpevole e rafforzare la tassazione degli extraprofitti. Ma su questo il governo ha alzato bandiera bianca. «Inaccettabile – ha detto Angelo Bonelli (Alleanza Verdi Sinistra) – Sono oltre 50 i miliardi di euro legati alla speculazione del gas. Il governo intervenga per garantire il prezzo corretto. Presenteremo una proposta di legge per istituire una Commissione d’inchiesta che indaghi sulle ragioni per cui si è determinata una tale speculazione senza alcun intervento per arginarla».
ROBERTO CICCARELLI
Foto di Erik Mclean