Prevedere quale meccanismo di riallineamento s’innesterà nel sistema politico italiano da qui alle elezioni europee, e in seguito in esito al risultato delle stesse, appare molto complicato, al limite dell’azzardo nella formulazione di una previsione politica.
Pur tuttavia va svolto un tentativo di delineare in questo senso uno scenario.
Lo scopo nel far questo è anche quello di stimolare una riflessione complessiva per non trovarci comunque totalmente impreparati al momento della determinazione di talune scelte politiche che pure si dovranno compiere.
Si notano, infatti, segnali ancora embrionali e del tutto sotto traccia di una modifica nelle relazioni tra i contraenti il patto di governo ben oltre la sceneggiata della “lite continua”.
Il collante della maggioranza è il potere e tutto questo bailamme è inscenato soprattutto dal M5S per avere visibilità e cercare di mantenere, allungando il filo delle promesse, la maggior parte possibile del proprio elettorato.
Torniamo al merito.
Fino a qualche tempo si poteva immaginare, nel corso della fase, l’apertura di uno scenario di confronto bipolare tra i due soggetti, Lega e M5S.
Confronto bipolare che avrebbe avuto nelle elezioni europee un sicuro momento di show down con una possibile modificazione dei rapporti di forza e una successiva ricontrattazione degli equilibri, oggi si scorgono elementi utili a far pensare possibile (se non ancora probabile) un rinsaldamento comunque dell’alleanza, magari anche attraverso l’innesto di nuovi partner.
L’esito della votazione al senato del cosiddetto “decreto Genova” potrebbe anche aver rappresentato una prova generale per questa nuova frontiera di maggioranza e di governo.
Si tratta di analizzare due elementi di grande importanza:
1) Proprio la natura dei nuovi innesti nella maggioranza e il determinarsi di una definizione negli equilibri politici nel M5S finirebbe con lo spostare nettamente a destra l’asse politico dell’ attuale maggioranza che risulterebbe rinforzata da FdI e da settori di Forza Italia come quelli facenti capo al Presidente della Regione Liguria, Toti.
2) In questo modo l’esito delle europee si modificherebbe di senso: non più la regolazione del conto nella contesa interna, ma l’affermazione complessiva di un’area di governo capace di puntare davvero al 60% dei votanti per porsi quindi in una condizione di effettiva egemonia. Del resto la stessa pregnanza dei temi europei avrà, nella valutazione dell’esito della scadenza elettorale della prossima primavera, anche un decisivo impatto sugli equilibri interni;
3) Questa situazione determinerebbe (tenuta ben conto della ferrea legge per la quale in politica non esistono vuoti) un’oggettiva richiesta bipolare. Nello spostamento secco a destra della maggioranza di governo naturalmente si tiene conto dello sfrangiamento della società afflitta da elementi d’impoverimento generale, sia sul piano economico sia sul terreno culturale. Inoltre si consoliderebbero relativa nuove oligarchie strettamente collegate proprio al nuovo blocco politico di governo.
4) La sinistra sarebbe così chiamata a riempire il vuoto creato con il recupero della dimensione bipolare. Una dimensione bipolare che però si sarebbe formata in maniera affatto diversa da quella che abbiamo vissuto a cavallo della fase di transizione tra il 1994 e il 2008. Non ci sarebbe, infatti, più spazio per il “bipolarismo temperato” e la ricostituzione del centro sinistra. L’inesistenza di una classe definibile di per sé come “borghese” (sull’argomento si è cimentato recentemente anche De Rita) spiazzerebbe definitivamente il PD indipendentemente dall’esito del congresso e vane le attese di rientro di qualcuno. La necessità vera, come stiamo reclamando di molto tempo, sarebbe quella della presenza di una spiccata e radicale espressione di sinistra. Tornerebbe il tema dell’alternativa in luogo dell’alternanza.
5) Nel sistema politico italiano si presenterebbe così in sostanza un bipolarismo “secco. Bipolarismo “secco” fondato sulla necessità di affrontamento della nuova qualità delle contraddizioni sociali tra materialiste e post – materialiste tali da reclamare un’alternativa e non un’alternanza. Andrebbero in gioco anche elementi fondamentali rispetto alla stessa essenza della democrazia. Uno spostamento a destra porterebbe ancora al centro della scena la modifica della Costituzione e il tema di una legge elettorale in grado di assicurare il “possesso” delle istituzioni alla maggioranza.
In questo momento (e da molto tempo) è però assente un soggetto fondamentale: quello di una sinistra capace di interpretare questa nuova possibile dimensione del bipolarismo.
All’ordine del giorno appaiono, invece, nuovi elementi di rottura e scissione trasversali rispetto a ciò che rimane di sinistra nel nostro sistema politico.
Tenuto conto dell’analisi fin qui svolta il tema è semplice e già sollevato da un sacco di tempo nell’insensibilità generale e nella prevalenza della cura di orticelli sempre più di dimensioni ridotte: quello del soggetto, del partito, in grado di funzionare da riferimento per l’alternativa necessaria.
FRANCO ASTENGO
18 novembre 2018
foto tratta da Pixabay