Benvenuti nel mondo delle politiche attive e del sistema penitenziale che governerà la vita dei precari. Uno dei suoi attori è il «navigator». Sì, proprio lui: il «tutor esperto in gestione risorse umane» annunciato, nell’ormai riconoscibile stile confusionario e approssimativo, dal ministro del lavoro Luigi Di Maio a Porta a Porta.
Da 48 ore oggetto di lazzi e meme in rete (in realtà Di Maio lo aveva presentato già in un’intervista a Radio Radicale a fine novembre), il «navigatore» è diventato una nuova occasione per la strategia di irrisione continua prodotta dalla cosiddetta «opposizione» e dai media tanto increduli, quanto compiacenti rispetto a uno «storytelling» che sbaglia bersaglio e svuota di senso politico il progetto del sussidio di povertà detto impropriamente «reddito di cittadinanza».
Al netto delle gravi incertezze economiche, e tecniche, oltre che dell’assurda mancanza di un testo organico (lo si conoscerà, forse, sotto l’albero di Natale, dice Di Maio), sottovalutare queste uscite è un grave errore.
I Cinque Stelle vanno presi sul serio, non fosse altro per le aspettative che hanno sollevato tra i cittadini. Allora, il «navigator», chi è costui? Nella teoria delle risorse umane, pilastro della rivoluzione neoliberale che il governo vuole importare nella fantasmagorica riforma dei centri per l’impiego, il «navigatore» sarà quello che, parafrasando Jacques Lacan, è stato chiamato «manager dell’anima».
Ascolterà, curerà, formerà l’autostima, svilupperà la personalità di chi «cerca lavoro e lo fornirà alle aziende senza che le aziende lo debbano riformare da zero» ha spiegato Di Maio. Non si sa quanti saranno, si sa che faranno parte dei 4 mila neo-assunti promessi nella legge di bilancio. E si sa che sono i perni del progetto del professore del Mississippi Mimmo Parisi con il quale i Cinque Stelle studiano il nuovo sistema.
La notizia è: i «navigator» già esistono. Sono, ad esempio, previsti dall’alternanza scuola-lavoro reclutati dall’Agenzia delle politiche attive del lavoro (Anpal). Sono parte della filosofia paternalistica, da prendere sul serio, attraverso la quale il governo vuole disciplinare il «povero» al lavoro di chi cerca lavori.
ROBERTO CICCARELLI
foto tratta da Pixabay