Mano nella mano, sotto la pioggia battente, senza distinzione di età, genere, etnia, professione o tessera di partito. Tre settimane dopo lo scandalo della riunione neonazista per deportare i migranti a cui hanno partecipato anche esponenti di Afd, esattamente come promesso, i tedeschi abbracciano in massa il Bundestag luogo-simbolo della loro socialdemocrazia.

Oltre ogni previsione. Gli organizzatori avevano stimato l’arrivo di circa 100.000 persone; se ne sono presentate più del doppio tanto da mandare in tilt la rete del trasporto pubblico locale. Chiuse fin da subito per sovraffollamento le maggiori stazioni della metro nella capitale, a partire della Porta di Brandeburgo. Alle 14.30 la polizia confermava così l’incontenibile boom della partecipazione popolare: «Per favore, non venite più davanti al palazzo del Reichstag! Abbiamo già raggiunto la capienza massima, restano libere solo le vie di fuga per i mezzi di soccorso».

L’enorme piazzale fra il Bundestag e la Cancelleria federale non è bastato a contenere il fiume umano che infatti è esondato sul vicino parco del Tiergarten. Del resto a formare la gigantesca catena intorno al palazzo del Reichstag ieri c’erano veramente tutte le forme di antifascismo, nessuna esclusa. Dagli attivisti di Ultima Generazione e Fridays for Future fino ai vertici della Spd al completo con la segretaria Saskia Esken e il ministro della Sanità, Karl Lauterbach, pronto a mostrare il suo “Cartellino rosso contro i nazisti” incordonato assieme ad alcuni delegati del sindacato Ver.di.

In prima fila della catena antifa spiccano, come sempre, le «Nonne contro la Destra», affiancate da una rilevante rappresentanza degli ultras di entrambe le squadre di calcio berlinesi della Bundesliga e dalla marea di studenti, ragazzi e bambini, mai così tanti anche grazie alla capillare mobilitazione delle scuole e dei circoli sportivi. In totale fra gli organizzatori della catena umana di ieri risulta la stratosferica cifra di 1.300 fra Ong, enti, istituzioni pubbliche e fondazioni private.

«Come avevamo annunciato all’indomani dello scandalo rilevato dalla rivista Correctiv oggi abbiamo costruito il Brandmauer: il muro contro l’incendio neofascista che ha superato la soglia di guardia» racconta la manifestante arrivata in treno dal vicino Brandeburgo alzando lo striscione fatto in casa: «Afd suona tanto 1933». Ugualmente sintomatica la giovane coppia di Lipsia con una bambina di 9 anni il cui compito ieri era «far capire a nostra figlia che mai più fascismo significa anzitutto metterci la faccia».

Dà l’esempio il cancelliere Olaf Scholz plaudendo sui social a tutte le 200 demo contemporanee al grande Brandmauer di Berlino. «Da Eisenach alla capitale federale, nelle città piccole e grandi dell’intera Germania, i cittadini si riuniscono per manifestare contro l’oblio, l’odio e l’istigazione». Nel complesso le mobilitazioni antifasciste nell’ultimo mese sono state più di 500 e hanno coinvolto oltre due milioni di tedeschi.

Da Nord a Sud, da Est a Ovest con soluzioni anche locali. In Bassa Sassonia la catena umana è stata intorno al Parlamento del Land: 10.000 persone riunite sotto il cartello della «Germania colorata invece che marrone». Fa notizia non solo sulla Taz l’autorevole e famosa direttrice del Teatro di Hannover, Sonja Anders: «Spero che il firewall collettivo di oggi possa essere l’inizio della protezione delle fondamenta della nostra democrazia».

Altri 30.000 si sono riuniti a Friburgo che rappresenta il perfetto campione della città media-tedesca. Qui, nel cuore della Foresta Nera, sono scese in campo contro i neofascisti più di 300 organizzazioni tra cui, proprio come a Berlino, la locale squadra della Bundesliga. La chiamata è venuta dai sindacati quanto dai pulpiti delle chiese e la manifestazione è partita dalla piazza della Vecchia Sinagoga.

Stessa organizzazione ad Augusta, in Baviera: oltre 25.000 ieri hanno paralizzato la città al punto che l’area del Municipio è stata transennata e la polizia è stata costretta a liberare in tutta fretta le vie laterali per permettere l’enorme afflusso.

SEBASTIANO CANETTA

da il manifesto.it

foto: screenshot You Tube