Ci dovrebbe essere un limite entro cui fermarsi, evitare di proferire parole che diventano solo accanimento, violenza, aggressività e cattiveria in generale.
Ci dovrebbe essere ma non c’è. Una carica istituzionale deve consegnare a chi la rappresenta non solo uno “stile” da impersonare ma di più: deve far sentire a quel cittadino che un ministro è lì al servizio della comunità e a quella comunità deve rispetto. Anche e soprattutto quando qualcuno della comunità inciampa in una trasgressione, in un reato.
Viviamo in uno Stato di diritto? Se la risposta è ancora “sì”, allora non ci si può permettere di commentare un lutto con parole che oltrepassano il rispetto della persona morta, della sua famiglia e anche la sensibilità di una parte si spera ampia della comunità-popolo che, se l’umanità è ancora un valore proprio degli umani, allora deve emergere nella forma della più ampia indignazione.
Non si può accettare che lo Stato risponda con l’irrisione, il sarcasmo e l’ironia.
Non si può proprio accettare.
(m.s.)
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