Eccolo. E’ l’errore che può rendere vano lo sforzo della stragrande maggioranza della popolazione nel mettere in pratica le misure di contenimento della pandemia da Coronavirus.
Dopo tre settimane e mezzo di isolamento casalingo, nonostante sia ancora impedito a tanti, troppi lavoratori di poter sostenere questo sforzo e rimanere a casa senza dover recarsi in fabbrica a fare profitti per i padroni che temono la recessione (più che del Paese, dei loro accumuli di capitale e sempre meno dividendi da spartire agli azionisti); dopo che, finalmente, si stava adeguando comportamento indotto dalle misure del governo allo storicamente carente senso civico del popolo italiano, ecco che proprio dal governo arriva la fase dell’incertezza che tutto può guastare.
Indubbiamente i timori del governo non sono privi di fondamento, ma prima di tutto ci si deve sempre porre davanti all’obiettivo: la salute di tutte e tutti. Dai bambini agli anziani, dai sani ai malati, dai giovani ai meno giovani, dai senzatetto ai disoccupati, dai precari ai lavoratori che vengono marchiati come “necessari” allo sforzo non bellico ma per cui vengono invocate “misure di guerra” dai sovranisti proprio in queste ore.
Il governo, dunque, ha inviato agli Uffici Territoriali del Governo (le prefetture) una nota in cui precisa che da oggi è consentito:
1) ad un genitore solo accompagnare i figli a fare una piccola passeggiata entro 250 metri dall’abitazione;
2) accompagnare un anziano o un disabile a fare due passi o a fare la spesa a braccetto, sempre rispettando le misure del distanziamento sociale;
3) continuare a fare jogging o fare una passeggiata ma sempre e solo nei pressi della propria abitazione, visto che i parchi, giustamente, sono chiusi.
Tutto è consentito nel limitrofo: in poco spazio, dunque, tante persone che rischiano di incontrarsi, di scontrarsi involontariamente e di vanificare quelle misure di distanziamento sociale che stiamo subendo a causa del Coronavirus e di cui vorremmo tutte e tutti liberarci quanto prima.
Così facendo, non ce ne libereremo prima, ma aumenteremo le possibilità di contagio per due motivi sostanziali: il primo è l’assoluta incapacità dell’interpretazione della ratio della norma da parte di una larga fascia della popolazione. Personalmente, come si sarà capito, ritengo un madornale errore di sopravvalutazione dell’italico civismo il confidare nel buonsenso dei cittadini: l’italiano è tendenzialmente “anarchico” nella peggiore declinazione del termine. Quindi è il contrario dell’anarchico, è sostanzialmente menefreghista e fortemente egoista. Il contenimento dell’epidemia, per poter essere davvero tale, deve essere totale. Il messaggio deve rimanere: “Rimanete a casa” e l’hastag non deve cambiare. #Iorestoacasa, non può e non deve trasformarsi in #Iorestoacasamalapasseggiataintornoacasalapossofare… Si inizierà a sfruttare ogni occasione per uscire, per deviare dalle regole di contenimento, per inventarsi modi per uscire non una volta, ma due, tre, quattro volte con i figli, passandoli da genitore a genitore.
Il problema è nei numeri grandi. Se prendiamo l’immagine del “genitore singolo col bambino” che esce da casa, nulla da dire. Ma qui parliamo di migliaia di persone e migliaia di bambini. Se un genitore esce col figlio (o con i figli), lo deve tenere rigidamente per mano, per evitare che i bambini si incontrino.
Se uno abita in campagna e ha una villetta, fa il giro intorno ad essa, magari si rilassa in mezzo al solitario verde dove cinguettano i primi uccellini primaverili e tutto finisce in bene.
Ma se vivi in una grande città, con i parchi chiusi, con le gelaterie chiuse, i negozi di giocattoli chiusi, tutto praticamente serrato, e stai in un condominio che sembra un falansterio, magari a due scale e sei piani, dove ci sono per lo meno una cinquantina di pargoli, una quota di anziani non indifferente e disabili; se a tutte queste persone è consentito di uscire, contando inoltre chi esce per fare la spesa, chi come me per portare soltanto fuori il cane per venti minuti al giorno scaglionati in due tempi, è evidente che si creeranno dei gruppi di persone che si incontreranno. Inevitabilmente. E prima ancora che in istrada, nel condominio: dagli ascensori agli atrii dei portoni, per le scale, e così via…
Tutti siamo portati alla socializzazione: se i bambini e gli anziani si incontrano, lo faranno anche i genitori e i loro accompagnatori che dovranno separare e riacchiappare i piccoli. Così il distanziamento sociale, precauzione fondamentale contro l’espansione del virus, verrà meno. Se l’italiano medio è deleteriamente “anarchico“, il bambino per fortuna lo è genuinamente, ha l’argento vivo addosso e agisce senza pensare alle conseguenze, proprio perché non conosce i rischi e non teme, dunque, le conseguenze.
Un bambino può toccare qualunque cosa e mettersi le mani negli occhi, nel naso, in bocca. Può agire assolutamente in piena inconsapevolezza e buona fede in merito. Non è come il mio cane che sta al guinzaglio e che pure si sente violato se lo allontano da un odore da annusare in terra (comportamento assolutamente naturale, di “contatto con il mondo“; per fare un esempio, è come se noi stessimo parlando con qualcuno o guardando una bella vetrina e qualcuno ci tirasse via di malo modo… Non la prenderemmo bene, ci sentiremmo violati nelle nostre esigenze, nella nostra libertà).
Per questo i bimbi non hanno alcuna colpa ed è comprensibile che stiano soffrendo in una situazione anomala, di vero e proprio shock: sarà un momento della loro vita che ricorderanno. Molti avranno anche problemi psicologici, così come tanti adulti, tante persone che soffrono di depressione e si sentono morire al dover stare da sole in casa. Ma venire fuori da queste gallerie in cui siamo incappati prima del periodo estivo spetta soltanto a noi, anche a dispetto delle interpretazioni ministeriali delle norme.
Nessuno vive serenamente questo periodo. Chi lo fa è un incosciente oppure uno stupido. E di incoscienti e stupidi, si sa, è pieno il mondo: proprio domenica scorsa, nei giardini accanto alla Questura di Genova, un gruppo di “buontemponi” ha pensato bene di organizzare un pic-nic! Accanto alla Questura… Lungimiranza vera e propria! Dei fatti accaduti a Pozzuoli, delle feste improvvisate in alcuni condomini, di altri episodi simili e di tutte le violazioni della quarantena da parte di chi è positivo al Covid-19 vogliamo parlare?
Le trasgressioni sono diminuite in questi giorni (restano comunque una bella cifra: più di 22.000 negli ultimi tre giorni di marzo…) e i controlli continueranno ad essere fatti capillarmente, ma il governo non doveva commettere questo grossolano errore.
Si dice: c’è la Pasqua, la gente è sotto pressione da un mese, allentiamo un po’ la corda. Ma così facendo si creano le condizioni per assembramenti anche non voluti. C’è già fin troppa gente ora per strada, compresi quelli come me che sono costretti ad uscire per il semplice fatto che un po’ di spesa bisogna pur farla e portare fuori Bia è una necessità oggettiva perché il cane nella sua “tana” (ossia la casa) raramente sporca, se non per dispetto o a causa di un mancato contenimento delle deiezioni dovuto a qualche disfunzione fisiologica.
Io invece vivo l’uscita con Bia come un rischio. Lo ripeto: un rischio. In questa fase, l’abitazione rimane un luogo sufficientemente sicuro. Certamente più sicuro della strada. Dove dobbiamo evitare che si riversino centinaia di persone con i bambini da tenere al “guinzaglio” della mano, perché se ti scappano e vanno incontro all’amichetta o all’amichetto è già fine del contenimento, del distanziamento sociale.
L’allentamento delle cautele da parte del Ministero dell’Interno rischia, a cascata, a causa delle interpretazioni soggettive di ciascuno (e anche per aggirare le direttive sul contenimento del Covid-19), di far venire meno quel distanziamento sociale che è l’unica vera arma che abbiamo contro il virus.
In queste ore si è registrata una inversione di tendenza che può stabilizzarsi e fare iniziare tra qualche giorno una curva di discesa dei contagi, dei ricoverati e delle degenze in terapia intensiva. Proprio questo è il momento in cui la stretta va mantenuta fermamente, per garantire i risultati ottenuti nel mese appena trascorso.
Anche ai bambini va insegnata la responsabilità del momento, senza opprimerli con concetti che potrebbero atterrirli ma spiegando loro che tutti dobbiamo essere uniti per battere questa malattia. Consentire piccole passeggiate genitore-figlio vuol dire consentire un riempimento delle strade che porterà centinaia di persone ad uscire, incontrarsi, creare anche involontariamente degli assembramenti piccoli e rompere quella quarantena severa che deve rimanere tale.
Lo dico molto sinceramente, come l’ho detto un mese fa quando biasimavo la sottovalutazione del potenziale di diffusione del Coronavirus mentre le movide serali imperversavano da Milano al resto d’Italia : si deve rinunciare alle uscite consapevolmente e le autorità non devono dare ora l’impressione che si può iniziare a passeggiare senza un comprovato motivo.
Tra la spiegazione della norma e la percezione della norma c’è la traviata. In mezzo sta la voglia di trasgredire, di fare i bastian contrari: la ammirerei pure come intenzione se fosse voglia di vivere liberamente senza imposizioni autoritarie in tempi di non-pandemia. Ma viviamo, purtroppo, un momento storico, qualcosa di mai accaduto nella storia del nostro Paese da un secolo a questa parte. Tocca essere non servi del potere e della cieca obbedienza, ma responsabili verso gli altri e, per questo, anche nei confronti di noi stessi. Ce lo dobbiamo, tutti quanti, se veramente siamo libertari, se veramente siamo comunisti: se vogliamo, dunque, condividere la sorte.
MARCO SFERINI
1 aprile 2020